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Vecchioni, fondamentale ascoltare i figli e non ridursi al “che hai fatto oggi a scuola?”. Gli insegnanti conoscono meglio gli alunni dei loro genitori. Ristabilire il dialogo è fondamentale

"Spesso si parla dei social, della loro funzione diseducativa, ma alle volte sono proprio i genitori, anche involontariamente, a sbagliare, privando i loro figli di quella comunicazione invece..."


"Non educhiamo i ragazzi a poter cadere e rialzarsi. Stiamo creando generazioni di iperprotetti. Non parliamo di quante diagnosi di patologie dobbiamo accogliere per dare un percorso privilegiato. Una volta la crescita curava”. Queste le parole della dirigente scolastica del liceo Salvemini di Bari.

"Io penso che i genitori non sappiano dire di ‘no’ ai figli, ed hanno delegato alla scuola tutta la funzione educativa ‘sporca’, cioè dire ‘no’ e mettere le regole”, così ha ribadito nuovamente la dirigente.

A commentare tali parole è stato proprio Roberto Vecchioni, cantante ed anche ex professore, intervenuto a In Altre Parole su La7.


Il cantante sottolinea un aspetto molto importante: spesso si parla dei social, della loro funzione diseducativa, ma alle volte sono proprio i genitori, anche involontariamente, a sbagliare, privando i loro figli di quella comunicazione invece indispensabile per un sano processo di crescita.

"Il continuo non ascoltare i figli, e ridursi alla domanda 'che hai fatto oggi a scuola?’ non va”, ribadisce Vecchioni senza esitazione alcuna.

Vista la sua esperienza nell'insegnamento, Vecchioni, attraverso una profonda riflessione, ha colto l'occasione per esprimere il suo pensiero in merito, dichiarando che: “L’indifferenza verso il comportamento del figlio è la cosa peggiore. Quando insegnavo io erano un po’ meglio, io non li sopportavo. Dicevano tutti le stesse cose. I genitori si dividono in due gruppi: quelli che dicono ‘faccia studiare mio figlio’ e quelli che dicono ‘guardi che lui è bravo, forse non ha capito’”.

Ecco allora il messaggio importantissimo che vuole trasmettere Roberto Vecchioni: occorre che i genitori tornino a trascorrere del tempo con i loro figli, così da consentire un processo di crescita sano ed equilibrato, ristabilendo un dialogo costruttivo che consenta loro di comprendere i disagi e le difficoltà dei propri figli, senza trascurarli o ignorare i loro bisogni. Occorre ritornare a leggere un libro assieme, a fare delle passeggiate, ad ascoltare della musica: ogni momento vissuto intensamente è un'occasione per conoscere meglio i propri figli e per aiutarli e supportarli nel loro processo evolutivo di crescita.


“Quando stai cinque o sei ore con un ragazzo è molto di più di mezz’ora al giorno come fa magari un padre. I docenti conoscono quasi meglio i figli dei genitori. Quando un ragazzo ha dei problemi ha paura di parlare con i genitori, va a parlare con l’insegnante. I genitori devono parlare, parlare, parlare con i figli, anche di cose inutili, leggere i loro libri, ascoltare la loro musica”, ha evidenziato Vecchioni.



di VALENTINA TROPEA


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