“Scrivere a mano è un piacere fisico e una conquista e per tornare a farlo ho ricominciato a comprare grandi quaderni di prima elementare. La scrittura a mano è il segno misterioso della nostra personalità…”
Lo sviluppo delle nuove tecnologie, con il passare del tempo, ha determinato delle forti ripercussioni anche nei confronti dell’istruzione e delle modalità con le quali il sapere deve essere dispensato.
L’eccessivo utilizzo di dispositivi digitali nelle scuole ha infatti dimostrato alcuni aspetti molto negativi della digitalizzazione: il calo di rendimento, le difficoltà nell’apprendimento, l’inattitudine a dialogare, lo sviluppo vertiginoso della miopia infantile, ed ancora tanti altri effetti negativi che rischiano di mettere a dura prova lo sviluppo delle capacità cognitive dei giovanissimi.
La relazione esistente tra l’esposizione al digitale ed il peggiore rendimento scolastico sembra essere chiara e manifesta. Occorre ristabilire un equilibrio che consenta di valorizzare la scrittura a mano in corsivo e la lettura sui libri cartacei per consentire ai giovani di acquisire le competenze di base.
A tal fine la scrittrice Susanna Tamaro, presente al convegno “Leggere il presente per scrivere il futuro. Il valore imprescindibile della lettura su carta e della scrittura a mano in corsivo”, ha espresso la sua opinione su una tematica assai importante e delicata.
“Dopo un momento di iniziale entusiasmo per l’arrivo dei computer, negli anni ’90, da scrittrice ho poi iniziato a provare un sentimento di stringente angoscia. Il computer faceva cose che io non gli chiedevo tipo cambiare le parole che non conosceva o mandare segnali luminosi sullo schermo in continuazione interrompendo la mia concentrazione. Liberarmi del computer è stata per me una cosa creativamente fantastica”, così ha dichiarato espressamente la scrittrice.
Non si tratta dunque di un aspetto meramente marginale ma di una questione che necessita di un intervento immediato: occorre comprendere fino in fondo quanto sia importante ritornare a scrivere a mano in corsivo e leggere libri di scuola cartacei.
“Oggi dobbiamo adattarci a un mondo in cui la cultura digitale domina la vita dei nostri figli, ma dobbiamo anche essere in grado di mettere dei paletti”, queste le parole della neuroscienziata statunitense Maryanne Wolf. “Le neuroscienze ci dimostrano che, con la lettura profonda, sviluppiamo e utilizziamo facoltà essenziali quali l’empatia, il pensiero critico, la capacità di riflessione e che la scrittura a mano aiuta le reti motorie del cervello a consolidare la memoria. Abbiamo oggi numerosi studi e articoli scientifici che dimostrano che maggiore è l’esposizione al digitale e peggiore è il rendimento scolastico degli studenti”.
Tali aspetti non possono essere sicuramente ignorati ed è necessario insegnare agli studenti le modalità con le quali attingere a tali strumenti digitali: non si tratta di un rifiuto ma di un indirizzo che riesca ad introdurre alcuni limiti che sono necessari per preservare la salute e le capacità dei giovanissimi.
“Scrivere a mano è un piacere fisico e una conquista e per tornare a farlo ho ricominciato a comprare grandi quaderni di prima elementare. La scrittura a mano è il segno misterioso della nostra personalità perché ognuno di noi ha una scrittura che è solo sua. Ormai sono nove anni che scrivo i miei romanzi a mano dall’inizio alla fine”, coì si è espressa al riguardo Susanna Tamaro.
In definitiva dunque ritornare a scrivere a mano significa riappropriarsi di una propria identità, della propria personalità, riuscire a ritrovare se stessi, senza mai omologazioni ma la scrittura stessa diviene un segno distintivo.
Essere privati della calligrafia significa essere omologati a una massa senza volto”, sostiene la Tamaro con forza e determinazione.
Dunque è necessario riscoprire il valore della scrittura a mano, che stimola il cervello e favorisce una più efficiente memorizzazione di concetti e nozioni. L’utilizzo della penna e non di una tastiera digitale tende a stimolare la connettività cerebrale che favorisce l’apprendimento.
Rieducare i giovani alla scrittura a mano significa preservarli e tutelarli dalla c.d. demenza digitale, significa consentire loro di costruire un futuro, avendo piena consapevolezza delle loro scelte, garantendo un pieno sviluppo delle proprie capacità cognitive, stimolando la creatività, il senso logico, la memoria e soprattutto la capacità di riflessione e di argomentazione. Abbiamo bisogno di giovani che siano in grado di relazionarsi, di emozionarsi, di comunicare, di instaurare rapporti sani e non di giovani apatici e poco comunicativi, così da comprendere fino in fondo che ciò che è virtuale non è reale.
di VALENTINA TROPEA
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