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Studentessa sedicenne ricattata sessualmente da un 66enne. L'uomo finisce a processo per quanto successo...

Immagine del redattore: La RedazioneLa Redazione

I genitori, insospettiti del comportamento riservato e scontroso della giovane, decisero  di andare più a fondo alla questione, e hanno dichiarato:  “Era sempre attaccata al telefono e guai a toccarglielo. Praticamente non usciva più di casa...


Siamo davvero sicuri di conoscere chi si nasconde dietro ad un profilo social?

Ancora una volta ricatti psicologici e chat a sfondo sessuale, è quello che è accaduto a Rimini ad un ragazza sedicenne, dietro il profilo di un affascinante diciottenne si nascondeva la vera identità di un 66enne, che inizialmente era riuscito ad instaurare un rapporto amichevole con la ragazza fino a farlo diventare una vera e propria relazione.


I genitori, insospettiti del comportamento riservato e scontroso della giovane, decisero  di andare più a fondo alla questione, e hanno dichiarato:  “Era sempre attaccata al telefono e guai a toccarglielo. Praticamente non usciva più di casa, era diventata taciturna e scontrosa. A scuola, poi, si addormentava in classe. Una sera, verso mezzanotte, dopo averla sorpresa sotto le coperte ancora sveglia che chattava al cellulare, decidemmo di portarglielo via. Scoppiò il finimondo e il giorno seguente glielo restituimmo non prima di una bella ramanzina” 


La ragazza, oltre alle manipolazioni psicologiche, riceveva minacce che vedevano coinvolti i suoi familiari, anche per questo motivo avrebbe soddisfatto tutte le richieste avanzate dal 66enne. Dopo un’ attenta valutazione i genitori hanno deciso di denunciare quanto accaduto alla polizia postale che è risalita subito alla vera identità dell’uomo che è finito a processo per detenzione di materiale pedopornografico. Il prossimo 17 ottobre si chiuderà l’indagine con la  testimonianza della giovane , che fino alla data stabilita diventerà maggiorenne, la famiglia dichiara che non si costituirà parte civile perché non è interessata ad un risarcimento: “Se abbiamo denunciato è solo per impedire che ciò accada ad altre minorenni fragili come lo è stata nostra figlia”.


Sappiamo che ogni genitore, per timore di trovarsi in queste situazioni, vorrebbe avere il pieno controllo sui propri figli, e questo non è possibile perché si rischierebbe di avere un rapporto troppo controllante e totalizzante. Ma si può essere presenti, senza invadenza, stabilire un dialogo e lasciare la porta sempre aperta al confronto. 

Potremmo immaginare i nostri figli come degli aquiloni liberi di volare e seguire ogni vento, ma tenuti da un filo forte e discreto che può raccoglierli ogni volta che loro lo richiedono.


di NATALIA SESSA

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