Marcello Bramati: “così facendo i docenti potrebbero avere due giorni di riposo, un lusso riservato solo ai docenti in ruolo”
In questi ultimi mesi si è molto discusso del problema del caro-prezzi che sta causando numerosi aumenti sia per quanto riguarda le materie prime sia per quanto riguarda il gas e l'elettricità. Famiglie e istituzioni scolastiche stanno cercando in tutti i modi di risparmiare quanto più possibile in vista di un inverno che sarà caratterizzato da prezzi stellari per quanto riguarda le bollette.
Il docente Marcello Bramati ha rilasciato una sua riflessione su “Panorama” in merito alla questione della tanto discussa settimana corta: “I più potenti motori del cambiamento italiano sono quasi sempre le emergenze. È stato così per lo smart working, entrato prepotentemente nell'organizzazione del lavoro aziendale nazionale solo con il Covid, e allo stesso modo pare che la crisi energetica di questi mesi possa essere l'elemento propulsivo decisivo per alcuni cambiamenti sulla gestione del tempo impiegato al lavoro e a scuola, riducendo di un giorno la settimana lavorativa e di studio.
Insomma, per far fronte ad alcune situazioni di allarme sanitario ed energetico, in pochissimo tempo - qualche anno - si sta ridisegnando l'orizzonte scolastico e lavorativo degli italiani, vale a dire alcune delle componenti più caratteristiche di un tempo storico” introduce il docente.
“Uno degli argomenti principali che si oppone alla settimana corta è la presunta mancanza di tempo da dedicare allo studio casalingo nel corso dei pomeriggi. È inevitabile che, frequentando cinque giorni anziché sei, ogni giornata di scuola debba prevedere un’ora dilezione in più, ma il problema della scuola italiana e della preparazione degli studenti non è certo il tempo mancante per studiare”.
Secondo il Bramati, infatti, “gli studenti stessi sono i primi a riconoscere l’enorme quantità di tempo buttato nei loro lunghi pomeriggi, per cui terminare un’ora dopo a scuola inciderebbe semmai sul tempo a disposizione, non necessariamente sul tempo dedicato allo studio.
È possibile terminare alla sesta ora, svolgere un’attività ricreativa o sportiva, dedicarsi allo studio come si deve e avere una vita social e anche riorganizzando la settimana in cinque giorni. Tanto che gli studenti che sperimentano la settimana corta non intendono tornare all’antico”.
“Certo questa soluzione non dovrebbe essere inserita improvvisamente nelle loro vite, in corso d’anno, perché ne risentirebbero i loro impegni, alcuni anche gravosi, alcuni meritevoli, tutti legittimi e da rispettare”.
Bramati però riflette anche su quello che può essere un punto a favore per gli insegnanti: “i docenti, che sarebbero tutti coinvolti nella vita scolastica da lunedì a venerdì, garantendo maggiore presenza e avendo per loro due giorni di riposo consecutivi per stare in famiglia, o per staccare, come si preferisca. Un lusso che a oggi è riservato solo ai docenti di ruolo, con buona pace dei precari, ancora una volta vessati e senza possibilità di replica.”
di VALENTINA ZIN
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