In Italia per la scuola lo Stato spende poco e manda in cattedra docenti troppo avanti negli anni e pagati molto...
In Italia per la scuola lo Stato spende poco e manda in cattedra docenti troppo avanti negli anni e pagati molto meno della media dei Paesi avanzati: la spesa pubblica per l’istruzione si conferma infatti al di sotto della media Ocse (4% del PIL contro il 4,9% Ue), con il 53% degli insegnanti italiani che ha oltre 50 anni di età, contro una media Ocse del 37%, e a cui viene assicurato un compenso che, soprattutto a fine carriera, si distanzia molto dalla media dei Paesi più avanzati dell’area Ocse.
Gli avvilenti dati sulla spesa statale e sull’età anagrafica avanzata dei docenti del nostro Paese sono presenti nel rapporto “Education at a Glance 2024” curato dell’Ocse e pubblicato in queste ore.
Il rammarico per questa condizione della scuola italiana è alto, sia per il ridotto apporto di soldi pubblici sia per il mancato ricambio generazionale.
“L’innalzamento delle risorse pubbliche da riversare nella scuola diventa una necessità sempre più impellente – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - ancora di più se pensiamo che i suoi insegnanti sono pagati almeno il 30% in meno dei colleghi d’oltre confine. Per questo Anief continua a chiedere, già con la prossima legge di bilancio, incrementi di 300 euro a lavoratore della scuola anche per rispondere all’aumento esponenziale del costo della vita”.
“Inoltre – continua il sindacalista autonomo - come si può pensare di investire nell’Istruzione nel momento in cui si mandano in cattedra docenti con decenni di servizio alle spalle e sempre più sottoposti alle patologie del burnout? Sarebbe bene introdurre per i dipendenti della scuola lo stesso trattamento dei lavoratori delle forze armate, dando così l’opportunità a docenti e Ata di lasciare il lavoro anticipatamente, senza un euro di decurtazione, attorno ai 60-62 anni anziché gli attuali 67; risolveremmo tanti problemi, ad iniziare dall’inserimento nella scuola di tanti giovani con ricadute positive anche sulla didattica”, conclude Pacifico.
RAPPORTO OCSE (PDF)
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