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Schettini, occorre ritornare a parlare con i ragazzi per fargli acquisire una buona proprietà di linguaggio. È fondamentale farli intervenire in classe e fargli sperimentare il dialogo ( video )

Immagine del redattore: La RedazioneLa Redazione

Il modo di educare le nuove generazioni sembra spingere ad un'inversione di ruoli dove genitori ed insegnanti, nella veste di educatori, hanno perso la loro autorevolezza, divenendo...


La capacità di relazionarsi e di comunicare sembra aver perso la sua primaria importanza, il suo fascino, soprattutto fra i giovani. Lo sviluppo della tecnologia e l'utilizzo dei dispositivi digitali ha impoverito i rapporti umani, prediligendo rapporti "virtuali", asettici, freddi e distaccati. Non si ha più la curiosità di conoscere e di esplorare il mondo che ci circonda, venendo meno quello stupore che da sempre dovrebbe contraddistinguere il mondo dei giovani.

Il modo di educare le nuove generazioni sembra spingere ad un'inversione di ruoli dove genitori ed insegnanti, nella veste di educatori, hanno perso la loro autorevolezza, divenendo accondiscendenti, servizievoli e spesso eccessivamente permissivi.

Quello che inizia ad essere, però, davvero allarmante è proprio l'incapacità dei giovani di dialogare, comunicare, confrontarsi, un po' come se non avessero adeguate proprietà di linguaggio, un lessico forbito che possa aiutarli nell'esprimere tutto ciò che pensano, così da utilizzare le parole nel modo più appropriato. A tal proposito il professore Vincenzo Schettini esprime il suo pensiero senza alcuna esitazione.

"Già stanno sul telefonino, non parlano mai, non li fai parlare neanche in classe: perdonatemi ma come pretendiamo che questi ragazzi costruiscano un lessico se non a scuola? In famiglia non si parla, a scuola non si parla, non si parla mai. Ma come fai a imparare a parlare, ad avere proprietà di linguaggio? È questo che manca". Bisogna in classe farli parlare, farli intervenire".

Ecco allora che il professore pone l'accento sull'importanza della comunicazione, riscoprendone il fondamentale valore: occorre ritornare a parlare con i ragazzi, occorre prendersene cura, magari ogni tanto spegnendo il cellulare e riscoprendo la

bellezza di una sana chiacchierata, un dialogo sincero, per poter conoscere le attitudini, le passioni, le ambizioni dei giovanissimi, spesso chiusi in se stessi e privi di maestri che possano fungere da guida nel loro percorso di crescita, magari in primis imparando ad ascoltarli.

"Il mio discorso del ' non ho capito ' parte da quello. Spiegami qual è il contesto della lezione che tu hai studiato per la quale non hai capito qualcosa, dimmelo, raccontamelo, allora il ragazzo sente l'attenzione su di sé. La scuola è quello, così impari a parlare, così esci dalla c.d. comfort zone", così continua Schettini, sottolineando il ruolo importantissimo che potrebbe svolgere ogni insegnante.


Perché i giovani possano imparare ad esprimersi, attraverso un'adeguata proprietà

di linguaggio ed un lessico forbito, si dovrà permettere loro di intervenire in classe, di parlare, così da soffermarsi sugli aspetti più difficili di una lezione, donando loro l'opportunità di uscire dalla "comfort zone" e di mettersi alla prova, iniziando a sperimentare il dialogo, alla luce di insegnanti che si prenderanno cura di loro, dedicando le giuste attenzioni, e svolgendo lezioni che coinvolgano gli studenti attivamente attraverso un coinvolgimento partecipativo, stuzzicando la loro curiosità e voglia di imparare.



di VALENTINA TROPEA

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