Per tale motivo il professore sollecita i giovanissimi ad andare oltre le parole, a non lasciarsi mai mortificare da nessuno, perché quel "non ce la farai" non ha alcun valore e non deve rattristarci ma...
Instaurare una relazione empatica con i giovani, comprendere fino in fondo quali siano davvero le loro passioni, i loro sogni, le loro ambizioni, alle volte non è così semplice, soprattutto quando ci si ferma all'apparenza senza ascoltare veramente chi ci sta dinanzi.
Il ruolo svolto da genitori ed insegnanti, in qualità di educatori, rimane di notevole importanza e spesso coloro che ci accompagnano nel nostro percorso di crescita possono fare la differenza.
Le nuove generazioni, sempre più dedite all'utilizzo di dispositivi digitali, sembrano aver preferito il mondo virtuale a quello reale, così da ridurre considerevolmente i rapporti con i loro coetanei, e quindi sacrificando anche comunicazione e dialogo.
Occorre, inoltre, sottolineare come la fase adolescenziale sia connotata da molteplici cambiamenti ed emozioni contrastanti: si è alle prese con la scoperta e la formazione di una propria personalità, così da avere piena cognizione di se stessi ed iniziare ad agire e scegliere consapevolmente e responsabilmente.
In questo turbinio di emozioni i giovani spesso si ritrovano disorientati, smarriti, non avendo una figura di riferimento alla quale rivolgersi, privi di adeguati strumenti per poter comprendere quale sia scelta migliore da fare in circostanze particolarmente complicate.
Nella nostra società, inoltre, vige un perenne senso di sfiducia nei confronti dei giovanissimi, un po' come se le nuove generazioni non avessero un futuro da pianificare e progettare, plasmandolo adeguatamente con le proprie mani.
A tal proposito il professore Vincenzo Schettini ha espresso il suo pensiero in merito in tale maniera:
«Non lasciate mai che le parole degli altri vi mortifichino. La mia professoressa di italiano diceva sempre a mia madre: “Vincenzo non sa scrivere.” Eppure oggi ‘La fisica che ci piace’ è un bestseller in Italia e ha persino vinto un premio letterario.
Quando qualcuno vi dice “non ce la farai”, ricordatevi una cosa: quelle parole riflettono i loro limiti, non i vostri. Pensate allo sport, ad esempio, una delle sfide più difficili. Quante volte capita che l’allenatore o un compagno vi dica: “Cosa devi fare tu? Non ce la farai.” E sapete cosa succede? Inizierete a ripeterlo a voi stessi. Ma il punto è questo: se quella cosa vi appassiona davvero, se può diventare la vostra vita, il vostro lavoro, chi ci arriva lo fa perché ci crede. Non perché gli altri gli dicono “Bravo, continua così.”
Ecco allora il messaggio che il professore vuole trasmettere ai giovanissimi: occorre lottare per ciò in cui si crede e non mollare mai, a prescindere dal consenso altrui, perché siamo noi fautori del nostro destino e con la nostra tenacia e determinazione possiamo raggiungere i risultati sperati, a prescindere da qualsiasi osservazione o considerazione contraria.
Le parole hanno un peso e spesso, se utilizzate in maniera impropria, possono fare molto male, possono essere pungenti e ferire nel profondo un ragazzo, ancora troppo giovane ed immaturo.
Per tale motivo il professore sollecita i giovanissimi ad andare oltre le parole, a non lasciarsi mai mortificare da nessuno, perché quel "non ce la farai" non ha alcun valore e non deve rattristarci ma spronarci nel fare meglio, perseguendo sempre le nostre mete, senza fermarci o rallentarci, ma andando dritto per la nostra strada, correndo veloce incontro ai nostri sogni, senza alcuna perplessità ed incertezza.
"Deve partire da voi: determinazione, forza, convinzione. Credeteci, andate avanti, spingete fino in fondo. E tutto il resto? Spazzate via i dubbi e le critiche. Pulite la strada verso i vostri sogni", così conclude la sua riflessione il professore Schettini.
di VALENTINA TROPEA