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Pittoni, stop al business per abilitare i docenti all'estero. "Lavoriamo per smontare tale meccanismo"

Il senatore Pittoni critica il forte business sulle abilitazioni all'estero con prezzi esorbitanti. L'assenza di percorsi nel nostro paese, o percorsi a numero chiuso, ha...


Il senatore Pittoni critica il forte business sulle abilitazioni all'estero con prezzi esorbitanti. L'assenza di percorsi nel nostro paese, o percorsi a numero chiuso come i TFA sostegno, ha spinto molti docenti precari a iscriversi a percorsi molto costosi in altri paesi esteri sottoponendo gli stessi a sostenere costi esorbitanti. Costi che in definitiva li portava ad avere in mano l'abilitazione all'insegnamento che, almeno in prima battuta, non era riconosciuta dal nostro Ministero. Il passo successivo degli abilitati all'estero è sempre stato quello di richiedere il riconoscimento. Domanda alla quale il Ministero, spesso e volentieri, non ha risposto e non risponde. Dato che ha quasi sempre portato i docenti a intentare causa contro il Ministero stesso. Causa che in molti casi ha visto vincere gli abilitati esteri con tutto ciò che ne consegue.


Oggi, con tutte le difficoltà connesse al caso, le abilitazioni sono state attivate anche in Italia a costi nettamente inferiori rispetto all'estero.

A seguire la dichiarazione del senatore Pittoni:

"Ogni occasione è buona per sottoporre i docenti a selezione. Così, per esempio, negli anni è diventato quasi un miraggio l'accesso ai percorsi formativi abilitanti". Lo dichiara il responsabile del Dipartimento Istruzione della Lega Mario Pittoni, già presidente della commissione Cultura al Senato, che spiega: "Viene in mente il petrolio: quando il suo prezzo scende i Paesi esportatori ne riducono la produzione e il prezzo risale.


Un po' quanto successo con i TFA, caratterizzati da numero chiuso e test d'ingresso: pochi abilitati all'insegnamento, pochi specializzati sul sostegno e prezzi sempre più alti. Si è cioè generato un grande business, costringendo i più decisi a guardare all'estero per vedere rispettato un loro diritto. Lavoriamo - conclude Pittoni - per smontare tale meccanismo".



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di LA REDAZIONE




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