"Una delle parole chiave di questo inizio 2025 è la parola speranza. E’ una parola bellissima. In particolare per noi..."
Alberto Pellai, medico, psicoterapeuta dell’età evolutiva e ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università degli Studi di Milano, ha lanciato sui social un messaggio molto importante dove emerge l'aspetto dell'interdipendenza, centrale in ogni gruppo e necessario per generare speranza.
A seguire il pensiero di Pellai: "Diventare noi. Essere squadra e non singoli soggetti chiusi nella propria bolla. Percepire la bellezza di appartenersi, di condividersi. Fare unità, collegando frammenti che si trasformano in un intero. La sfida del futuro consiste nel ridare speranza alle relazioni di cui possiamo essere trama, matrice, motore. Io più te fa noi. Per essere generatori di speranza, bisogna essere prima di tutto “costruttori” di un nuovo “Noi”, di cui ciascuno è al tempo stesso “frammento” ed “intero”.
Una delle parole chiave di questo inizio 2025 è la parola speranza. E’ una parola bellissima. In particolare per noi genitori. Questa parola è incarnata nelle vite dei nostri figli. Il loro esserci è un dono enorme perché ci spinge a tenere alto lo sguardo sulla vita che ci aspetta. Che poi è – anche e soprattutto – la vita che li aspetta. Questo inizio di terzo millennio è stato dominato da una cultura fortemente nichilista e incredibilmente centrata sull’affermazione dell’Io a scapito della costruzione di un “NOI” più solidale e cooperativo. Ne parlo a lungo nel mio libro “Allenare alla vita” (Mondadori ed.), un testo dove rifletto con il mondo educativo – e in particolare con i genitori – di tutte quelle false credenze che hanno reso così fragile e faticoso l’attraversamento dell’età evolutiva. Volere i nostri figli sempre vincenti e sul podio, proteggerli da tutto e da tutti, non costruire con gli altri adulti una comunità educante ma, anzi, spesso entrare in conflitto con docenti e allenatori ritenuti inadeguati rispetto alla nostra visione di crescita: tutto questo ci ha resi (e li ha resi) deboli e soli.
E ha permesso alla cultura che celebra il nulla e il vuoto di prendere il sopravvento. Perché più ci sentiamo soli e isolati e più il mondo ci appare crudele e malvagio.
Più sentiamo di essere circondati da potenziali antagonisti e più sviluppiamo un assetto difensivo e aggressivo.
Abbiamo perso la speranza nel momento in cui abbiamo smesso di credere che l’altro che ci vive accanto possa essere una risorsa per la nostra vita.
Le narrazioni oggi imperanti rendono l’Amore, la Fiducia, la Solidarietà cose di poco conto, senza valore. Invece sono i veri valori da cui ripartire se vogliamo crescere figli nella Speranza."