"Ti scrivo queste parole proprio nei giorni in cui tu sei diventato maggiorenne. Ora non posso più..."
Quando sei arrivato di te non sapevo niente.
E anche di me sapevo pochissimo.
Ti ho guardato e mi sono interrogato.
Chi eri tu per me?
Chi ero io per te?
Più ti guardavo, più mi confondevo.
Sei stato gioia e paura. Tutto insieme.
Poi ti ho guardato meglio. È vero. Di te non sapevo niente. Di me sapevo poco. Ma potevo imparare. E tu mi potevi insegnare.
Mi sono messo in cammino. Tu maestro. Io allievo. A volte riuscivo bene. A volte così così. Ma tu sei stato paziente. E alla fine imparare da te è stata la scuola più bella che potessi frequentare.
Quando mi stringevi la mano e mi dicevi: «Papà vieni», ho imparato la felicità. Quando cantavo la ninna nanna per addormentarti, ho imparato la pazienza. Quando mi aspettavi alla stazione, mi hai insegnato la gioia del ritorno a casa. Quando sei guarito dopo essere stato in ospedale, mi hai insegnato la speranza.
E poi grazie per il dono della tenerezza. Io non sapevo che cosa fosse.
E poi mi hai insegnato, crescendo, che non si deve essere uguali per andare d’accordo. E che si può litigare, sentendo male, ma senza farsi male davvero. Perché alla fine dei nostri litigi, non ci sono ferite da medicare. E non ci saranno cicatrici da portarsi addosso.
Non le sapevo tutte queste cose. Ma tu me le hai insegnate. Non so se le ho imparate bene. Ma ora so almeno di quali ingredienti è fatta la ricetta della felicità.
Ti scrivo queste parole proprio nei giorni in cui tu sei diventato maggiorenne. Ora non posso più frequentare la tua scuola. Perché tu non sei quasi mai in aula.
Però quello che mi hai insegnato cerco di non dimenticarlo più. E ogni giorno lo ripasso dentro di me.
Ora che sei un giovane adulto, mi capita di parlare con te che sei dall’altra parte del mondo. ti guardo nel video del mio schermo e il cuore mi batte forte. Proprio come il giorno in cui sei nato.
Ecco, figlio mio. Mi hai insegnato come si fa a far battere forte il cuore. Anche se sei dall’altra parte del mondo, mi abiti dentro. E ogni tuo ritorno sarà festa. Così come ogni tua partenza. Perché ti ho dato radici affinché ti spuntassero le ali.
E non c’è niente che mi rende più orgoglioso e felice che vederti volare.
(Tratto da : “Da uomo a padre. Il viaggio emotivo verso la paternità” di A.Pellai, Mondadori Ed.)
Posso dare ai papà un consiglio? Scrivete – almeno una volta nella vita – una lettera a vostro figlio.
di La Redazione