Appare sempre più difficile instaurare delle relazioni con gli altri e così gli educatori devono strutturare la vita dei giovanissimi proprio come una palestra in cui essere “allenati” all’incontro con l’altro…
Con il passare del tempo nelle scuole si è cercato di attuare una vera e propria controrivoluzione, volta ad aiutare i giovanissimi a tenere alto lo sguardo sulla vita e sugli altri. Non è semplice il ruolo svolto dagli educatori: genitori ed insegnanti, infatti, sono chiamati a svolgere una funzione educativa che richiede tempo, dedizione, premura e tanti sacrifici. Appare sempre più difficile instaurare delle relazioni con gli altri e così gli educatori devono strutturare la vita dei giovanissimi proprio come una palestra in cui essere “allenati” all’incontro con l’altro, così da poter relazionarsi e riscoprire quella socialità che arricchisce e completa ciascuno nel profondo.
Su tale aspetto si sofferma Alberto Pellai, medico, psicoterapeuta dell’età evolutiva e ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università degli Studi di Milano, sottolineando l’importanza della scuola quale luogo formativo in cui i giovani possano socializzare, relazionarsi, dialogare, sconnettersi dalle loro vite online per reimparare a connettersi con le loro vite reali; tutto questo è reso possibile però solo grazie al contributo indispensabile dei genitori e degli insegnanti, realizzando quell’alleanza educativa che diviene preziosa e indispensabile.
Tuttavia, “gli adulti hanno perso il desiderio di essere guida e base sicura all’interno di tali esperienze: troppa fatica, troppa responsabilità, troppi rischi”, ribadisce Pellai nell’ambito della sua riflessione.
I genitori stessi hanno abituato i figli fin da piccoli a rimanere in una zona iperprotetta, dove ci si è presi cura di loro, cercando di evitare qualsiasi tipo di disagio o di frustrazione, problema o preoccupazione.
Ciò ha determinato quindi un’estrema fragilità: si era convinti di poter sperimentare anche nelle altre relazioni extrafamiliari lo stesso livello di protezione. In realtà, però, tale aspetto non corrisponde al vero, visto che la relazione con l’altro è sempre imprevedibile ma i genitori hanno deciso di svolgere tale funzione, essendo onnipresenti e fungendo da corazza, proteggendo i giovani da qualsiasi rischio o pericolo.
Riuscire ad instaurare delle relazioni con gli altri, concependo un futuro che vada oltre noi stessi, nel quale la dimensione del Noi diventi una priorità, appare sempre più difficile.
Ad ogni modo occorre ribadire come siano proprio le relazioni che si instaurano a completare la nostra esistenza, arricchendola e riempendola di emozioni vere e sincere: occorre, quindi, rieducare i giovani ad amarsi e ad essere felici riscoprendo la bellezza e l’unicità dei rapporti umani.
“Una società che non vede nell’amore e nella generatività una risorsa è una società che si chiude su se stessa e non alza lo sguardo alla ricerca della linea dell’orizzonte che non può esaurirsi semplicemente nella progettazione e formazione di un Io che basta a se stesso”, conclude Pellai in maniera chiara ed esaustiva.
di VALENTINA TROPEA
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