La felicità non è uno stato e nemmeno un percorso mai pago. Invece è la costruzione dinamica di un equilibrio tra il proprio dentro e il proprio fuori, tra chi vorremmo...
Non è semplice riuscire a comprendere quale sia la strada giusta da percorrere per poter trovare un equilibrio che ci permetta di essere felici. Si tratta di un aspetto estremamente rilevante nella vita di ognuno di noi eppure troppo spesso trascurato o solo marginalmente preso in considerazione. A tal riguardo Alberto Pellai, medico, psicoterapeuta dell’età evolutiva e ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università degli Studi di Milano, pone l'accento proprio su tale aspetto, esprimendo il suo pensiero in tale maniera:
"Molte persone combattono con se stesse e spesso, contro se stesse, per raggiungere una felicità impossibile, rinunciando alla felicità possibile che spesso è lì, a portata di mano, davanti a loro. Ma non se ne accorgono. Essere felici non vuol dire avere vite perfette, raggiungere vette inarrivabili ai più, sorridere sempre.
Invece, è vero il contrario: le persone felici sono quelle che vivono la pienezza del proprio essere. Capita a volte di incontrare persone che all’apparenza hanno tutto per poter essere pienamente soddisfatte del proprio esistere. Però dentro di loro regna un costante senso di insoddisfazione, un desiderio di altro, di altrove, di quello che manca. E’ quel rincorrere ciò che non hanno o ancora non sono riuscite ad essere che sciupa la possibilità di godere appieno di ciò che si è e di ciò che si ha. La vita così diventa l’aspirazione a “bramare”, accumulare, rimpiangere le occasioni perse.
Ci si sente sempre incompleti, mancanti di qualcosa.
La felicità non è uno stato e nemmeno un percorso mai pago. Invece è la costruzione dinamica di un equilibrio tra il proprio dentro e il proprio fuori, tra chi vorremmo essere e chi riusciamo ad essere, tra ciò che siamo stati e ciò che cerchiamo di diventare. E’ una costruzione paziente e calma, rispettosa di sé e degli altri. La si conquista desiderando il possibile. Mentre spesso la si perde nella ricerca dell’impossibile.
E’ fatta di tempi lenti, di sguardi condivisi, di autoriflessività sana, di indulgenza verso se stessi e gli altri. Non si fonda sulla bramosia e sull’accumulo, sulla sfrenatezza, su un’ambizione cieca.
Soprattutto ha bisogno di nutrirsi di relazioni sane e affettuose. Senza gli altri, non può essere trovata. E credo che questo sia il motivo per cui oggi è più difficile essere felici: viviamo in un tempo e in un contesto socio-culturale in cui il culto dell’Io ha preso il sopravvento, cancellando il desiderio di diventare parte di un “noi condiviso”. Auguro prima di tutto a me e poi anche voi di non smettere mai di diventare 'noi' ".
di VALENTINA TROPEA