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Pellai: "L’assoluzione di Alex che tolse la vita al padre ci spinge a riflettere su quante famiglie oggi vivano il dolore ed il trauma causati da un adulto violento e pericoloso"

Pellai: "Leggere la storia di Alex, sapere cosa era accaduto nella sua famiglia nel corso del tempo è come entrare nel peggior incubo, perché ci si confronta con scene tipiche di un film dell’orrore. Si comprende quanto la paura possa trasformarsi in terrore...


La storia di Alex Cotoia, il giovane ragazzo che nell'Aprile del 2020 uccise con 34 coltellate il padre violento Giuseppe Pompa a Collegno, in provincia di Torino, per difendere la madre, si conclude con la sua assoluzione, a fronte della decisione della Corte d'assise d'appello di Torino nell'appello bis. Alex era stato assolto in primo grado per aver agito per legittima difesa. In appello, nel 2023, fu condannato a 6 anni, due mesi e venti giorni per omicidio volontario con una sentenza che però è stata annullata con rinvio dalla Cassazione.

A tal proposito Alberto Pellai, medico, psicoterapeuta dell’età evolutiva e ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università degli Studi di Milano, attraverso un suo articolo pubblicato su "Famiglia Cristiana", coglie l'occasione per esprime una profonda riflessione in merito.

"Ha ucciso il proprio padre con decine di coltellate, ma non è colpevole secondo la legge. L’assoluzione di Alex che appena maggiorenne tolse la vita ad un padre ossessivo e violento è un atto dovuto. Alex ha agito per legittima difesa. Non difendeva la sua vita, ma quella della madre. Nell’analisi della situazione familiare, più volte si è detto che l’intera famiglia di Alex era in balia di un uomo che avevo perso il controllo di se stesso. Nel giorno in cui è morto, aveva fatto più di cento telefonate alla moglie, in preda ad una gelosia folle. E quando lei era rientrata a casa l’aveva assalita. Per questo è intervenuto il figlio: per salvare la vita a sua madre.

Leggere la storia di Alex, sapere cosa era accaduto nella sua famiglia nel corso del tempo è come entrare nel peggior incubo, perché ci si confronta con scene tipiche di un film dell’orrore. Si comprende quanto la paura possa trasformarsi in terrore. Un adulto violento congela e traumatizza tutti quelli che gli vivono a fianco. Quando sei impaurito, in effetti, una delle modalità adattive si chiama “freezing” ovvero congelamento. Non fai nulla, non ti muovi, resti immobile e speri che ciò che ti terrorizza abbia fine. Accade a persone che subiscono violenze fisiche, ma anche emotive e sessuali. Si sta lì, sperando di rimanere vivi, spesso dissociando dallo stato di consapevolezza. Ma la paura attiva anche un’altra reazione: quella dell’attacco.

Ovvero cerchi di affrontare ciò che ti terrorizza e se si tratta di qualcuno che minaccia la tua vita, puoi anche arrivare a farlo fuori. Il giovane assolto per omicidio del padre, ha attaccato il padre per difendere la madre. Il suo gesto è un gesto “bestiale” come rivelano le modalità con cui ciò è accaduto: cambiando sei coltelli e infliggendo decine di tagli. Del resto, quando in gioco c’è la sopravvivenza il nostro cervello smette di farci agire secondo ragione e tira fuori il nostro istinto animale. Leggere come Alex ha ucciso suo padre ci conferma che quel ragazzo voleva una sola certezza: fare in modo che quell’orco non avesse alcun modo di risorgere dalle proprie cenere. 6 coltelli e 34 pugnalate per liberarsi per sempre dall’incubo che quotidianamente rendeva invivibile la vita della usa famiglia. Io non credo che ci sia da fare commenti su questa sentenza. Non è un caso di giustizia “fai da te”. Non si tratta di qualcuno che rincorre un ladro e gli spara alle spalle. Qui c’è ben altro. C’è la disperazione. C’è il trauma. C’è il terrore che il genitore che ti ama venga annientato dal genitore che ogni giorno ti rovina la vita. Per cui, assolvere Alex non significa giustificare il ricorso alla violenza fai da te. Però il caso di questo ragazzo e della sua famiglia, ci deve far riflettere.


Quante famiglie ci sono nella nostra società che vivono il dolore e il trauma causati da un adulto violento e così pericoloso da farti temere di non riuscire a rimanere vivo nella relazione con lui? Alex avrebbe dovuto sapere che le forze dell’ordine possono salvare una madre dalla violenza dell’uomo che le vive accanto. Questo Alex non lo sapeva. O forse lo sapeva, ma non credeva che le forze dell’ordine avrebbero creduto alla sua versione dei fatti. E quindi, come spesso accade, si ha paura anche di provare a dire al mondo di quanto terrore è piena la propria vita dentro le mura domestiche. E si resta lì sperando nella buona sorte. Che in casi come questo rischia di non servire a nulla, semplicemente perché casi così non posso essere lasciati all’esito voluto dalla buona sorte. Così un uomo è stato ucciso. E la giustizia ha dovuto concludere che quell’omicidio, purtroppo, ha rappresentato il minore dei mali", queste le riflessioni e le parole intrise di significato di Alberto Pellai.  



di VALENTINA TROPEA



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