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Pellai, il genitore deve essere “adulto” o amico? Recuperare l'autorevolezza genitoriale per guardare dall’alto la crescita del proprio figlio

"Cosa significa per un genitore essere “l’adulto nella vita del proprio figlio”? E’ da questa domanda che è..."

"Cosa significa per un genitore essere “l’adulto nella vita del proprio figlio”? E’ da questa domanda che è partita l’intervista che mi ha fatto Sveva Sagramola durante la trasmissione Geo di mercoledì scorso, ha affermato Pellai.

E’ stata un’intervista che ci ha permesso di toccare molti temi: quale deve essere la posizione educativa dell’adulto nei confronti di un figlio, l’adulto deve essere amico del figlio o semplicemente anche amichevole (ma non solo), cos’è un contratto educativo, perché e come si deve aiutare un figlio a regolare i propri stati emotivi.

Questi temi sono al centro di un capitolo del libro “Allenare alla vita” interamente dedicato al tema dell’autorevolezza educativa degli adulti, in particolare dei genitori. Può essere uno spunto per discutere insieme all’interno di assemblee di classe oppure dei molti gruppi familiari presenti in molte parrocchie. Se avete dieci minuti di tempo provate e visionare questo video e poi commentatelo e condividetelo.

Pellai, nel ridefinire la relazione esistente tra educatore ed educando, sottolinea come i genitori siano diventanti molto protettivi, onnipresenti, sostituendosi spesso ai figli in alcune importanti fasi di crescita ed impedendo loro di superare le difficoltà della vita attingendo a risorse proprie che gli consentirebbero di ritrovare una felicità autentica e duratura. Lo psicoterapeuta parla di “genitori elicottero” pronti a scendere sul terreno di crescita dei propri figli qualora si verifichino delle difficoltà.

“Ci si è dati l’obiettivo di renderli sempre felici, e questo non gli ha permesso di maneggiare il dolore, la fatica, il sacrificio”, così ribadisce Pellai con delle parole intrise di significato.


Ed allora ecco che genitori ed insegnanti devono svolgere il ruolo di allenatori, devono cioè allenare i giovani alla vita. L’allenatore è colui che fa crescere il suo atleta, mettendo a disposizione una relazione competente, senza mai trascurare un elemento fondamentale che è la fatica.

“Non si può diventare grandi se non si esce dalla comfort zone”, sostiene Pellai senza esitazione. I genitori hanno perso la loro originaria autorevolezza e hanno cercato di rendere tutto molto piacevole, gratificante per i propri figli. Ciò ha determinato anche un facile ingresso dei giovanissimi nel mondo digitale, nella vita online, dove vi sono tonnellate di gratificazioni istantanee e ci si allontana dalla socializzazione della vita reale che tiene ancorati al principio di realtà ed allena alla vita.

Occorre, quindi, ridiventare genitori autorevoli. “Un genitore autorevole è un genitore che sa guardare dall’alto la crescita del proprio figlio e sa essere adulto”, così sottolinea Pellai, ribadendo che un buon educatore deve saper dire di sì ma deve saper dire anche di no perché quei no aiutano a crescere.

di LA REDAZIONE


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