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Pellai: "I nostri figli devono affrontare la fatica, cadere, tollerare la frustrazione, imparare dai propri errori. Non si può diventare grandi senza attraversare la tempesta. No all'iperprotezione"

Immagine del redattore: La RedazioneLa Redazione

Aggiornamento: 2 giorni fa

Negli ultimi tempi i genitori, eccessivamente presenti ed iperprotettivi, hanno sviluppato maggiori ansie e preoccupazioni nei confronti dei loro figli e ciò ha determinato...


Negli ultimi tempi i genitori, eccessivamente presenti ed iperprotettivi, hanno sviluppato maggiori ansie e preoccupazioni nei confronti dei loro figli e ciò ha determinato delle ripercussioni negative che si sono riverberate nell'ambito del percorso formativo e di crescita dei giovanissimi.

A tal fine Alberto Pellai, medico, psicoterapeuta dell’età evolutiva e ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università degli Studi di Milano, esprime il proprio pensiero in merito attraverso una riflessione profonda, partendo da una metafora estremamente significativa: i genitori ultimamente trattano i loro figli come se fossero dei bicchieri di cristallo.


"Un bicchiere di cristallo messo in una scatola insieme ad altri bicchieri di cristallo che viene scossa e sottoposta a movimenti improvvisi, si frantumerà. Il bicchiere di cristallo è “fragile” per definizione. Non sa resistere a colpi e “scossoni”. Ecco perché la parola “fragilità” gli si addice. Sono gli altri a doverlo proteggere, perché lui non sa farlo. Negli ultimi due decenni abbiamo trattato i nostri figli come bicchieri di cristallo. Ci siamo occupati di moltissimi aspetti della loro crescita, sviluppando un eccesso di iper-protezione che li ha resi meno capaci di affrontare le sfide della vita. Ma le perturbazioni sono importanti durante la crescita.

Si deve cadere, affrontare la fatica, tollerare la frustrazione, imparare dai propri errori. Non si può diventare grandi senza attraversare la tempesta. Lo hanno ben dimostrato gli scienziati con l’esperimento BIOSPHERE 2. Hanno provato a realizzare in laboratorio la foresta perfetta: temperatura sempre adeguata, così come umidità e luce, in modo tale da simulare perfettamente la sequenza delle quattro stagioni. Però, in questo ambiente iperprotetto gli alberi non crescevano, spesso morivano. Gli scienziati si sono accorti che, tra le altre cose, mancava l’effetto 'perturbante' del vento che scuotendo il tronco rinforzava tutta la struttura dell’albero, permettendogli di arrivare al suo pieno e completo sviluppo. Oggi c’è più bisogno di 'antifragilità' che di protezione. Come adulti dobbiamo convincerci che i nostri figli possono anche affrontare tempeste e perturbazioni.

Dobbiamo imparare a regolare e controllare la nostra ansia e paura di adulti che pensano che loro 'non ci riescano' e 'non ce la facciano'. Certo, questo approccio non può cominciare quando un figlio è in adolescenza. Si deve partire da molto prima, in età prescolare e scolare. C’è bisogno di più ginocchia sbucciate. Di più biciclette senza rotelle dopo i 6 anni. Di più litigi tra bambini, gestiti direttamente da loro senza l’intervento dei rispettivi adulti. Di meno interferenze con il lavoro degli educatori. Possiamo tutti essere adulti migliori. Ovvero meno fragili. E questo permetterà ai nostri figli di crescere meglio. Ovvero meno fragili", queste le considerevoli parole di Alberto Pellai.


Gli adulti, onnipresenti ed in preda alla preoccupazione, devono autocontrollarsi, comprendendo fin dal principio che i loro figli non sono dei bicchieri di cristallo, fragili e destinati a rompersi ad ogni minimo scossone, ma anzi i giovanissimi devono iniziare a cadere, ad affrontare la fatica, a tollerare la frustrazione, imparando dai propri errori. Non si può diventare grandi senza attraversare la tempesta.

Un ambiente iperprotetto, nel quale salvaguardare oltremodo i propri figli, attraverso interferenze continue, intermediazioni, attutendo o comunque allontanando ogni problema, rischia di determinare un effetto controproducente: i giovanissimi diventano infatti sempre più incapaci di gestire avvenimenti avversi, sempre più fragili e vulnerabili non avendo mai affrontato personalmente le vere sfide che la vita ha messo loro davanti. Occorre, pertanto, meno iperprotezione ed una maggiore “antifragilità”, consapevoli che le nuove generazioni potranno iniziare a temprare il proprio carattere, a fortificarsi, solo comprendendo il vero valore del sacrificio, esponendosi a quelle tempeste che aiutano a crescere.


di VALENTINA TROPEA

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