Quest’alleanza che si instaura tra genitori ed insegnanti, tra scuola e famiglia, determina molteplici benefici nel percorso di crescita dei giovanissimi: sono proprio…
Nell’ambito del rapporto intercorrente tra genitori e figli, un altro aspetto che sembra rendere tutto ancor più complicato è proprio la mancanza di una “alleanza educativa” che invece dovrebbe instaurarsi tra scuola e famiglia, uno spirito di squadra che dovrebbe consentire il raggiungimento di ottimi risultati e la realizzazione dei medesimi obiettivi e che invece ha finito per diventare una vera e propria lotta del “tutti contro tutti”.
Su tale aspetto pone l’accento Alberto Pellai, medico, psicoterapeuta dell’età evolutiva e ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università degli Studi di Milano, nel suo libro “Allenare alla vita”.
Non è semplice svolgere il ruolo di educatore, non esiste un manuale di istruzioni, eppure alcune regole basilari permetterebbero di svolgere quella funzione educativa in maniera esemplare o quanto meno conforme ai bisogni delle nuove generazioni.
Non bisogna mai dimenticare i giovanissimi, sono loro che hanno bisogno del nostro supporto, ausilio, sostegno, della nostra comprensione e della nostra presenza nei momenti più difficili e destabilizzanti della loro vita e non viceversa.
Sulla base di tale premessa Alberto Pellai ci fa notare come molti genitori contestino i docenti dei propri figli perché magari troppo severi, troppo esigenti, troppo pretenziosi nell’assegnare compiti a casa.
Al contempo, però, anche gli insegnanti si ritrovano spiazzati di fronte a genitori iperprotettivi, onnipresenti, che scendono in campo per divenire veri e propri sindacalisti dei propri figli. In tal modo il momento peggiore per i docenti è proprio quello del ricevimento dei genitori dei loro studenti: genitori che preferiscono tutelare il proprio figlio a spada tratta, interrogandosi del perché abbia ricevuto un voto basso, senza mai però domandarsi del perché il rendimento sia così scarso, addossando a priori le colpe sul docente e così deresponsabilizzando completamente quei giovani ragazzi, spesso non più idonei al sacrificio ed alla fatica, ma convinti che tutto sia dovuto.
In questa lotta del “tutti contro tutti” nessuno sembra aver ragione o torto ma esistono molteplici sfumature da prendere in considerazione.
“Denigrare il ruolo della scuola oggi è frequente, ma addossare la responsabilità dell’emergenza educativa al corpo docente a me sembra come sparare sulla Croce Rossa. Del resto non ha neppure senso continuare a richiamare la fragilità e l’inconsistenza educativa dei genitori”, queste le parole di Alberto Pellai nell’ambito della sua riflessione.
In realtà ci si è persi un po' tutti per strada.
I genitori del Terzo Millennio hanno un unico desiderio: adoperarsi per prevenire ogni forma di sofferenza e di disagio nella vita dei propri figli e quest’attività, che li impegna a tempo pieno, non permette loro di avere una visione obiettiva, finendo con il perdere o rompere quell’alleanza con il resto del mondo adulto.
Spesso si litiga perché quell’allenatore ha lasciato in panchina “il nostro campione”, o magari semplicemente perché la professoressa di italiano ha dato un brutto voto al compito in classe di nostro figlio.
“Quando c’è in ballo la tutela della sicurezza emotiva dei nostri figli, sembra che il mondo adulto si trasformi in una sorta di agone sportivo, dove tutti scendono in campo ma non per fare squadra, bensì per farsi reciprocamente le scarpe”, sostiene Pellai senza esitazione alcuna.
In realtà i giovani hanno bisogno, al loro fianco, di educatori capaci di generare un’alleanza educativa fra di loro, un’intesa forte almeno sulle questioni educative fondamentali.
Si pensi, ad esempio, a due genitori che si separano dal punto di vista affettivo ma che riescono a fare fronte comune e a funzionare come una squadra in relazione ai loro compiti genitoriali: in tal caso rappresentano una risorsa importantissima per la crescita di un figlio.
Quindi gli adulti dovrebbe interagisce fra loro, stringere alleanze forti con gli altri genitori ed educatori, contribuendo alla crescita dei giovani.
Si dovrebbe creare una “genitorialità individuale e sociale”, sostiene Alberto Pellai, che consenta ai giovani di confrontarsi con molteplici adulti nell’ambito delle relazioni educative che si instaurano.
Occorre “decentrarsi”: il supporto, l’ausilio, lo sguardo di un altro adulto potrebbe permettere di cogliere delle sfumature che noi genitori, coinvolti emotivamente in prima persona, magari non riusciremmo a scorgere; il successo evolutivo dei nostri figli così non dipende più solo da noi stessi e quell’arena può trasformarsi in una piazza.
Quest’alleanza che si instaura tra genitori ed insegnanti, tra scuola e famiglia, determina molteplici benefici nel percorso di crescita dei giovanissimi: sono proprio quest’ultimi che riescono a vivere serenamente, preservando il loro benessere psicofisico, consapevoli che non tutto sia dovuto nella vita ma che i risultati si ottengono con tanta perseveranza e determinazione, avendo come punto di riferimento degli educatori in grado di stringere forti alleanze fra loro e capaci di comprendere fino i fondo i veri bisogni degli educandi.
di VALENTINA TROPEA
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