Pacifico: "festeggeremo quando la dignità delle donne sarà rispettata, 365 giorni l’anno. Il lavoro nobilita le donne e gli uomini. Diamo il giusto riconoscimento a chi ogni giorno si spende per educare i cittadini di domani"
Su 250mila precari (200mila docenti e 50mila Ata) oltre l’80% è rappresentato da donne: è un dato questo che soprattutto oggi, 8 marzo e festa della donna, fa riflettere non poco. Nella scuola più vecchia del mondo, con una forte presenza femminile e un altissimo grado di precariato c’è davvero poco da festeggiare. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief, la situazione della scuola italiana è seria: “festeggeremo quando la dignità delle donne sarà rispettata, 365 giorni l’anno. Il lavoro nobilita le donne e gli uomini. Diamo il giusto riconoscimento a chi ogni giorno si spende per educare i cittadini di domani”.
L’8 marzo è la Giornata internazionale dei diritti delle donne: in Italia è una ricorrenza che serve a ricordare quanta strada ancora c’è da fare perché i diritti del genere femminile vengano soddisfatti. Uno degli ambienti dove il ritardo normativo è evidente è rappresentato dalla scuola: oltre l’80% del corpo docente è composto da donne. Sono loro a coprire il 99% dei posti di maestra nelle scuole dell’infanzia e il 96% nella primaria. Alle medie nel 2020/21 le docenti erano il 79% (20 anni prima il 74%) e nell’anno scolastico 1965/66 solo il 61%. Alle superiori l’incremento di docenti professoresse è stato ancora più forte: si è passati dal 48% al 67%. Questo significa che sono in alta percentuale le donne a subire un pessimo trattamento lavorativo, con ripercussioni negative nella sfera privata e familiare.
“In quanto precarie, sono le donne in maggioranza a vedersi negare la Carta del docente, gli scatti di anzianità del servizio non di ruolo, la Retribuzione professionale docente e la Cia quando si sottoscrive una supplenza di pochi giorni. Per non parlare delle donne vittime di violenza, che continuano a non avere adeguata assistenza, né un trattamento riservato in caso di richiesta di mobilità.
Spetta anche a noi, alle battaglie del sindacato - ai tavoli di contrattazione, nelle aule giudiziarie e in quelle delle commissioni parlamentari – proporre soluzioni per riuscire a ridurre o cancellare l’elenco dei diritti negati. Perché la Festa delle donne non rimanga tale solo sulla carta”, conclude il presidente Anief.
di LA REDAZIONE
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