È iniziata da poco la prima prova scritta e già si conoscono alcune tracce. Si parte con l’analisi del testo poetico...
Esami di maturità 2024 al via da oggi 19 Giugno.
È iniziata da poco la prima prova scritta e già si conoscono alcune tracce. Si parte con l’analisi del testo poetico “Pellegrinaggio” tratta dalla raccolta “Vita d’un uomo” di Giuseppe Ungaretti.
GIUSEPPE UNGARETTI
Si tratta sicuramente di uno dei principali poeti della letteratura italiana del XX secolo. Nato ad Alessandria d’Egitto da genitori italiani, Ungaretti si trasferì in Italia per proseguire gli studi.
La sua esperienza nella Prima Guerra Mondiale, combattendo sul fronte italiano, influenzò profondamente la sua poesia. Va detto che Ungaretti era un interventista. Ha iniziato a scrivere in questo frangente, mentre viveva il conflitto sulla sua stessa pelle.
La sua poesia, inizialmente influenzata dal simbolismo francese, fu caratterizzata nei primi tempi da componimenti brevissimi, costituiti da poche parole essenziali e da analogie a volte ardite, compresi principalmente nella raccolta L'Allegria (1919); passò poi a lavori più complessi e articolati dal contenuto concettualmente difficile. Una terza fase della sua evoluzione poetica, segnata dal dolore per la perdita prematura del figlio, ha compreso opere meditative dall'intensa riflessione sul destino umano. Negli ultimi anni le sue poesie furono specchio della saggezza, ma anche del distacco e della tristezza dell'età avanzata. È stato inoltre considerato da alcuni critici come anticipatore dell'ermetismo.
LE SUE OPERE
L'Allegria è un momento chiave della storia della letteratura italiana: Ungaretti rielabora in modo molto originale il messaggio formale dei simbolisti (in particolare dei versi spezzati e senza punteggiatura dei Calligrammes di Guillaume Apollinaire), coniugandolo con l'esperienza atroce del male e della morte nella guerra.
Al desiderio di fraternità nel dolore si associa la volontà di ricercare una nuova "armonia" con il cosmo che culmina nella citata poesia Mattina (1917). Questo spirito mistico-religioso si evolverà nella conversione in Sentimento del Tempo e nelle opere successive, dove l'attenzione stilistica al valore della parola (e al recupero delle radici della nostra tradizione letteraria), indica nei versi poetici l'unica possibilità dell'uomo, o una delle poche, per salvarsi dall'"universale naufragio". Nella poetica ungarettiana, per esempio nelle poesie Veglia e Non Gridate Più, l'elemento in comune alle poesie è la voglia di portare avanti lo "slancio vitale" ("Non sono mai stato tanto attaccato alla vita" - Veglia) verso la vita stessa che deriva dalla sensazione di precarietà (vedasi anche Soldati) e dalla visione della morte attraverso i corpi inermi dei compagni di battaglia. È proprio questo che permette di apprezzare la vita e quindi dare uno slancio verso il senso più profondo dell'esistenza e del Creato.
Il momento più drammatico del cammino di questa vita d'un uomo (così, come un "diario", definisce l'autore la sua opera complessiva) è sicuramente raccontato in Il Dolore: la morte in Brasile del figlioletto Antonio, che segna definitivamente il pianto dentro del poeta anche nelle raccolte successive, e che non cesserà più d'accompagnarlo. Solo delle brevi parentesi di luce gli sono consentite, come la passione per la giovanissima poetessa brasiliana Bruna Bianco, o i ricordi di infanzia in I Taccuini del Vecchio, o quando rievoca gli sguardi d'universo di Dunja, anziana tata che la madre aveva accolto nella loro casa di Alessandria.
“Vita d’un uomo” rappresenta un viaggio introspettivo attraverso le tappe fondamentali della vita del poeta, dalla giovinezza segnata dalla guerra alla maturità, passando per l’amore e la riflessione sulla condizione umana.
Tale scelta permette agli studenti di poter soffermarsi sulla comprensione e l'analisi del testo di uno dei poeti più significativi del Novecento.
Agli studenti sarà richiesta non solo la conoscenza della poesia di Ungaretti ma sarà anche un modo per poter verificare le loro capacità di elaborazione critica, cogliendo tutte le sfumature del testo.
Pellegrinaggio: testo e parafrasi
Testo
PELLEGRINAGGIO
Valloncello dell'Albero Isolato il 16 agosto 1916
In agguato
in queste budella
di macerie
ore e ore
ho strascicato
la mia carcassa
usata dal fango
come una suola
o come un seme
di spinalba.
Ungaretti
uomo di pena
ti basta un'illusione
per farti coraggio.
Un riflettore
di là
mette un mare
nella nebbia.
Parafrasi del brano:
Nascosto in agguato tra questi cunicoli come budella (“budella di macerie” –metafora) per tante ore ho trascinato (“ho strascicato” – trascinato come se fosse un morto) il mio corpo (carcassa - metonimia) logoro (usata – francesismo da usèe – usato, consumato) dal fango come una suola o come un seme di biancospino (seme di spinalba – similitudine - riferimento all’Egitto).
Ungaretti (Ungaretti: auto-apostrofe) uomo di pena (“uomo di pena” – uomo che sopporta la fatica di vivere) ti basta un’illusione (per sopravvivere l’uomo si attacca a delle illusioni) per trovare il coraggio (coraggio di vivere, di affrontare questo viaggio di pena, questo pellegrinaggio)
Un faro (riflettore) dal fronte nemico (di là) illumina la nebbia trasformandola in un mare (“mette un mare nella nebbia” – la luce fa sembrare la nebbia un tratto mare – metafora).
“Pellegrinaggio”, una delle poesie cardine del “Porto Sepolto”, rappresenta un momento decisivo nella produzione poetica di Ungaretti.
Scritta nell’agosto del 1916 a Valloncello del Carso, insieme ad altre liriche come “Sono una creatura”, “In dormiveglia”, “Monotonia” e “San Martino del Carso”, questa poesia è un esempio perfetto della linguistica di Ungaretti, che fa uso del frammentismo: poesie brevi, scritte con un linguaggio analogico e senza punteggiatura, attraverso versicoli composti a volte anche da una sola parola. Questo stile amplifica il significato delle parole, rendendole più incisive e cariche di significato. La disposizione grafica delle parole sul foglio bianco sottolinea la loro importanza, evidenziata dalle pause e dagli spazi vuoti.
La poesia è composta da tre strofe che rappresentano tre momenti distinti e tre immagini separate, creando un effetto di analogia senza un legame logico apparente. Questa struttura frammentaria è tipica dello stile ermetico di Ungaretti.
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Il titolo “Pellegrinaggio” evoca il viaggio. Questo pellegrinaggio è il cammino dell’uomo nella sofferenza, che porta alla consapevolezza della propria fragilità. Gli elementi figurativi che evocano il pellegrinaggio sono il tempo, il trascinarsi e lo stesso fango, tipico di un pellegrino e non di un turista.
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