L'inaugurazione della mostra la sede di Scienze della Formazione della Biblioteca Umanistica dell’Università di Firenze è attesa per giorno 21 novembre...
Giovedì 21 novembre alle ore 17 sarà inaugurata nella sede di Scienze della Formazione della Biblioteca Umanistica dell’Università di Firenze, (Via Laura 48) la mostra “Maria Maltoni e la scuola di San Gersolè. Una straordinaria esperienza educativa”, in occasione del 60esimo anniversario della sua scomparsa (1890-1964).
La mostra è organizzata da Florence Art Edizioni in collaborazione con INDIRE e con la disponibilità della Biblioteca Umanistica dell’Università di Firenze. L’inaugurazione si aprirà con i Saluti di Vanna Boffo Head of Department Member of Academic Board (Senato Accademico), Laura Vannucci Direttrice della Biblioteca Umanistica, Benedetta Albanese Assessora all’Educazione e alla Cultura della memoria del Comune di Firenze, Lara Fabbrizzi Assessora alla Cultura del Comune di Impruneta.
Intervengono: Cosimo Di Bari Università di Firenze, Pamela Giorgi Ricercatrice INDIRE, Lara Socci Autrice del volume, Simona Gramigni e Silvia Tozzi Curatrici della mostra. La mostra ospita 12 pannelli esplicativi, contenenti riproduzioni fotografiche, documenti ed elaborati originali (disegni dal vero, quaderni, diari in cui gli alunni di allora hanno descritto e raccontato l’ambiente e la società del tempo) provenienti dal Fondo Maltoni, custodito nella Biblioteca Comunale dell’Impruneta.
A corredo della mostra è uscito il volume “Maria Maltoni e la scuola di San Gersolè. Una straordinaria esperienza educativa” scritto da Lara Socci e pubblicato da Florence Art Edizioni. La casa editrice ha realizzato anche un breve documentario che raccoglie interviste e materiale fotografico e che verrà presentato a margine della mostra.
Questo evento si inserisce in una serie di iniziative dedicate alla figura della maestra Maltoni che la casa editrice Florence Art Edizioni e lo Studio Giambo Arte Lingua e Cultura Aps (Firenze) hanno organizzato nel corso del 2024.
La mostra è patrocinata dal Comune di Impruneta, dalla Biblioteca M. Maltoni di Impruneta e della Pro Loco di Impruneta.
La mostra resterà aperta fino al 30 gennaio 2025, orario: da lunedì a venerdì 8.30-18. Ingresso libero.
Maria Maltoni (1890-1964)
La famosa maestra della Scuola di San Gersolè, grazie al lavoro fatto con i suoi allievi, ci ha lasciato interessantissime e fresche “istantanee” di una società rurale che venne di lì a poco risucchiata dall’ondata consumistica degli anni Sessanta e dalla conseguente impennata industriale. Quella società contadina – che per secoli era rimasta pressoché immutata – stava scomparendo: stava cambiando l’economia, stava cambiando la cultura. Si entrava nella modernità. Maria Maltoni (Dovadola 1890 – Pontassieve 1964) è conosciuta per il suo innovativo approccio didattico, messo in pratica tra il 1920 e il 1956 nella frazione imprunetina di San Gersolè, un metodo basato sull’osservazione della natura e sulla registrazione attenta di tutte le esperienze che i bambini vivevano nella loro quotidianità. Il disegno e il diario giornaliero erano da lei considerati strumenti per educare e per crescere consapevolmente. Il tutto stimolando e rispettando l’individualità dei piccoli allievi, che erano liberi di esprimersi con la massima spontaneità.
Italo Calvino descrisse le sue metodologie, che hanno avuto notevole risonanza internazionale, come “l’esperimento pedagogico più innovatore dell’Italia del dopoguerra”.
Gli fece eco Oriana Fallaci che dipinse la Maltoni “coltissima di studi pedagogici, che possiede una intelligenza eccezionale, che spende tutta tra le quattro mura e i trenta ragazzi di quella borgata dove vive la sua missione insieme pacata e rivoluzionaria, il suo esperimento così lealmente lontano da una intera tradizione didattica.” La scuola di San Gersolè, frequentata dai figli di mezzadri, artigiani e contadini, sotto la sua direzione diventa scuola della comunità. È la scuola che penetra nella vita delle famiglie e vi aderisce completamente, entrando in empatia col loro ambiente, così da coinvolgere bambini che, altrimenti, difficilmente si sarebbero alfabetizzati. Un metodo didattico di cui si parlò molto e che divenne presto noto anche al grande pubblico grazie alla bellezza e alla freschezza dei disegni e dei diari – i famosissimi “quaderni di San Gersolè” – che potranno essere ammirati nel corso delle mostre che verranno organizzate nel 2024.
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di KATIA PIEMONTESE
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