“La sfida cognitiva ottimale è quella condizione in cui chi ci è magister, chi ci è a fianco, chi ci è amico regola gli ostacoli proprio alla giusta altezza…”

Molti genitori, ritagliandosi degli spazi liberi dopo aver assolto i loro impegni lavorativi, colgono l’occasione per trascorrere del tempo con i propri figli, dedicando loro le giuste cure ed attenzioni, magari preferendo passare qualche ora all’aria aperta in un parco vicino casa così da consentire ai più piccoli di divertirsi, accarezzati dal sole ed inebriati dal profumo dei fiori freschi.
Quante volte, infatti, ci sarà capitato di osservare dei bambini rannicchiati in un prato, con gli occhi fissi, la bocca spalancata, completamente assorti nell’osservare una farfalla che si è poggiata sulle loro manine o ancora stupefatti dall’allegro cinguettio di qualche uccellino adagiato sul ramo di un albero.
Quei bambini, vispi e completamenti immersi nelle loro nuove scoperte, si ritrovano in un vero e proprio stato di grazia e niente e nessuno sembra poterli distrarre o disturbare, sperimentando la loro curiosità.
“La curiosità è una potente forza di attrazione verso ciò che non conosciamo, ciò che ancora sfugge alla padronanza della nostra mente. È una spinta a cercare di saperne di più, un desiderio di vedere oltre l’orizzonte, un amore sincero per la conoscenza”, in tal modo inizia la sua significativa riflessione Daniela Lucangeli, stimata scienziata e docente di Psicologia dello sviluppo all'Università di Padova.
La caratteristica principale della curiosità è che innata e muove ciascuno di noi, per natura. A tal fine, proprio grazie alla psicologia dello sviluppo, ci siamo resi conto che i più piccoli guardano più a lungo gli oggetti a loro sconosciuti, gli stimoli nuovi, perché attirano maggiormente la loro curiosità.
I bambini, ad esempio, volgono lo sguardo verso il volto di persone estranee per coglierne i tratti, oppure si soffermano ad ascoltare chi pronuncia sillabe nuove proprio per registrarle in memoria, e così via discorrendo.
Questo desiderio di conoscenza, di esplorazione, rappresenta una modalità per scoprire cose nuove ed è proprio la curiosità che ci consente di apprendere e di coinvolgere l’intelligenza.
I più piccoli utilizzano la loro intelligenza, meglio definita da Daniela Lucangeli come “flusso dell’intelligere”, in varia maniera.
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Si tratta di “un flusso che può andare in tre direzioni: da fuori a dentro; da dentro a dentro; e da dentro a fuori. La prima, da fuori a dentro, è la dimensione dell’assimilazione, che vede le informazioni passare dall’ambiente esterno – spesso dagli adulti – al mondo interno del bambino, come quando riponiamo gli alimenti nel frigorifero. La seconda, da dentro a dentro, è la dimensione dell’elaborazione, in cui le informazioni ricevute vengono analizzate, rimodellate, fatte proprie e immagazzinate – in modo personale e talvolta fantasioso – assieme alle conoscenze pregresse; è anche la dimensione della creatività, in cui il bambino può arricchire, attraverso il suo mondo interiore, le conoscenze imparate dagli altri. La terza e ultima, da dentro a fuori, è la dimensione della restituzione, che vede le informazioni (rielaborate) tornare all’ambiente esterno, in forme che rispecchiano il modo di essere del bambino”, queste le parole della stimata scienziata e docente di Psicologia dello sviluppo all'Università di Padova.
Dunque gli educatori, in qualità di insegnanti e di genitori, dovrebbero presentare attività e sfide al bambino per far fruttare al meglio l’impegno ed ottenere il migliore risultato possibile nell’apprendimento.
“La sfida cognitiva ottimale è quella condizione in cui chi ci è magister, chi ci è a fianco, chi ci è amico regola gli ostacoli proprio alla giusta altezza, così da farci fare un grande salto ma con il minor rischio di caduta possibile”, così conclude la sua riflessione Daniela Lucangeli.
Pertanto genitori ed insegnanti, avendo a cuore il futuro dei bambini, se vogliono davvero che loro stessi desiderino, immaginino e costruiscano il loro futuro, dovranno allenarli alla curiosità, presupposto imprescindibile per un solido apprendimento.
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di VALENTINA TROPEA