Lucangeli, un bambino non educato sarà un adulto non educato. È necessario ripartire da una rieducazione emotiva per ristabilire l'antica alleanza genitori - figli e scuola - famiglia
- La Redazione
- 5 giorni fa
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Aggiornamento: 3 giorni fa
L’educazione emotiva è un compito estremamente delicato, un percorso che deve comprendere empatia, sensibilità e delicatezza, soprattutto se si tratta di impartirla ai bambini...

Daniela Lucangeli, professoressa di Psicologia dello sviluppo e dell'Educazione dell'Università di Padova ed esperta di psicologia dell'apprendimento, in una delle sue conferenze ci dona delle preziose nozioni con la finalità di proteggere i più piccoli definendole “SEMPLICI MA RIGOROSE”.
Secondo la Lucangeli i bambini di oggi sono vittime di un sistema educativo fallimentare che non riesce ad ascoltare e a soddisfare i bisogni primari in termini di emozioni.
È avvenuto un cambio generazionale disastroso in quanto i bambini, che con un parallelismo potremmo definire piccole spugne emotive, hanno assorbito tutte le emozioni nocive degli adulti, lasciando poco spazio alla loro curiosità e creatività, diventando ansiosi e con alti livelli di stress, queste le parole dell’esperta:
“Non era mai successo che i bambini si sentissero da soli. I bambini cominciano a manifestare paura, ansia e solitudine tra i 6 e gli 8 anni come se fosse un periodo che già cominciano ad ereditare dall’adulto una condizione di tanto stress.
Non è pensabile che un bambino arrivi a stressarsi tra i 6 e gli 8 anni, a manifestare ansia tra i 6 e gli 8 anni, perché come è anomalo che nevichi in agosto, cioè controtempo che questo accada, è controtempo evolutivo che nel processo che dovrebbe essere quello della scoperta dell’altro come risorsa e come potenziale del desiderio di apprendere, che si chiama curiosità epistemica, della motivazione massima alla propria riuscita, alla propria scoperta in quel momento lì…si cominci ad avere invece i primi crash, la fatica dell’andare a scuola, la fatica di gestire il proprio tempo, la sensazione di essere schiacciati, la sensazione di non piacere all’altro è molto anomalo in quel tempo della vita, in termini tecnici questo si chiama s-programmazione, cioè vuol dire che stiamo andando fuori tempo rispetto a come dovrebbe essere”.
La Lucangeli usa delle parole molto precise, definisce anomalo un comportamento che invece gli adulti reputano normale riempiendo di responsabilità e di carichi emotivi i più piccoli, ed aggiunge :
“Sta emergendo che il sistema educativo, quindi chi dovrebbe portar fuori dalle difficoltà, forse non sa più portar fuori dalle difficoltà, ma sta trasferendo ai piccoli questa complessità della gestione delle difficoltà che la sua mente continua a negare ma le sue emozioni da adulto continuano a manifestare”.
L’educazione emotiva è un compito estremamente delicato, un percorso che deve comprendere empatia, sensibilità e delicatezza, soprattutto se si tratta di impartirla ai bambini. Purtroppo la vita frenetica che conduciamo ci vuole onnipresenti a lavoro e poco presenti nella conduzione familiare , non ci consente di avere premura delle emozioni dei più piccoli che inevitabilmente ne risentono.
È dagli adulti che dovrebbe partire una rieducazione emotiva che consentirebbe di capire che nulla è così insormontabile, che i problemi spesso si risolvono guardandoli da un’altra prospettiva, che l’idea di vivere per lavorare logora l’esistenza e che la vera leggerezza e spensieratezza si vive solo da piccoli.
di NATALIA SESSA