"Le polemiche e le proteste dei dirigenti scolastici mentre è in atto il tentativo di mistificare la realtà dei fatti. Chiesto il rinvio della revisione delle fasce all’a.s. 2025/26..."
A dieci giorni dalla pubblicazione dei decreti di revisione dei criteri delle fasce di complessità, di fronte alle prevedibili e comprensibili proteste dei dirigenti scolastici che hanno subito un inaspettato declassamento di fascia, non giustificabile con la riorganizzazione della rete scolastica né derivante da contrazioni di organico ma determinato dalla modifica dei punteggi attribuiti agli indicatori di complessità, l’organizzazione sindacale che avrebbe dovuto assumersi la completa responsabilità delle scelte imposte all’amministrazione e spiegarne le ragioni ai dirigenti scolastici, ha invece preferito avviare una stucchevole campagna di mistificazione dei fatti e delegittimazione delle altre organizzazioni sindacali, bollate come Robin Hood al contrario che vogliono “dare ai ricchi togliendo ai poveri”.
Tralasciando ogni commento sulla discutibile e inappropriata applicazione di tali categorie alla dirigenza scolastica, riteniamo che l’affermazione sia oltretutto sbagliata e fuorviante per una serie di motivi di seguito illustrati.
Non si considera che la proposta di una diminuzione della FASCIA A dall’attuale 22 al 16% e l’aumento dal 14 al 20% della Fascia C avrebbe causato la diminuzione della retribuzione di circa 800 dirigenti e che i cosiddetti “risparmi” sarebbero stati utilizzati prevalentemente per garantire agli stessi la clausola di salvaguardia e per finanziare l’aumento delle posizioni di fascia C.
Si omette inoltre di precisare che la proposta è stata alternativa a quella presentata dall’amministrazione nell’incontro del 20 maggio scorso con la quale si garantiva alle 7.599 scuole funzionanti nel 24/25 il mantenimento degli stessi importi del 23/24, con un aumento consistente delle scuole in fascia A rispetto all’anno in corso (2.019 anziché 1.760, 26,6% anziché 22%) e una altrettanto consistente diminuzione di quelle in fascia C (674 anziché 1.169, 9% anziché 14%).
Le ragioni che hanno determinato la FLC CGIL a contrastare il tentativo di riduzione delle percentuali nella fascia A derivano anche dal fatto che, diminuendo drasticamente le scuole collocate nella fascia più alta, si sarebbe avallata una distribuzione che non corrisponde alla reale complessità delle scuole del servizio pubblico di istruzione, non riconducibile a uno schema astratto e arbitrario in cui alle ampiezze degli intervalli dei punteggi dovrebbe necessariamente corrispondere la consistenza numerica delle fasce.
"Riteniamo, ha affermato il sindacato Cgil, che la complessità delle scuole non possa essere ridotta a un automatico gioco di numeri e che dove collocare l’asticella della complessità sia una scelta non matematica ma politica che ogni sindacato deve effettuare rispettando l’interesse primario di tutela della categoria e difesa delle retribuzioni.
Per questi motivi abbiamo immediatamente aderito alla prima proposta dell’amministrazione e respinto categoricamente un disegno che avrebbe visto quasi 1.600 dirigenti passare a una fascia inferiore per meri calcoli statistici e per la volontà di affermare un’idea di scuola che, anziché valorizzare il lavoro e l’impegno profuso da tutti i dirigenti scolastici per garantire un servizio di istruzione di qualità, vorrebbe premiarne solo una piccola percentuale.
La soluzione di compromesso adottata dall’amministrazione, se ha contenuto il danno riducendo della metà i casi di declassamento, ha comunque evidenziato tutte le criticità di un’operazione frettolosa e parziale che, nell’aggiungere nuovi indicatori di complessità, alcuni dei quali molto discutibili, si è limitata a sopprimerne altri, senza l’indispensabile lavoro di armonizzazione dei punteggi e senza la necessaria preventiva simulazione degli esiti che avrebbe certamente impedito gli squilibri evidenziati dai dirigenti scolastici".
"Per questi motivi, ha dichiarato il sindacato, abbiamo inviato al ministro formale richiesta di sospensione dell’efficacia dei decreti e di rinvio della definizione di nuovi indicatori di complessità, prevedendone l’applicazione dall’a.s. 2025/2026.
In caso contrario la FLC CGIL è fermamente intenzionata a tutelare in tutte le sedi le posizioni dei dirigenti scolastici iscritti penalizzate dalla inopportuna revisione dei criteri e vigilerà affinché nelle imminenti sessioni di confronto sulla valutazione e di contrattazione integrativa sulla definizione della retribuzione di parte variabile per l’a.s. 2024/2025 non prevalgano logiche di premialità per pochi e penalizzanti per il resto della categoria".
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