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Insegnare la storia tra polemiche e critiche, l’intervento di Marcello Pacifico (Anief)

Immagine del redattore: La RedazioneLa Redazione

"Ancora oggi insegniamo nelle nostre aule la storia delle crociate come momento di scontro tra civiltà ignorando ..."

Suscitano perplessità le polemiche sulle dichiarazioni del ministro Valditara sull'insegnamento della storia: "più spazio allo studio dell'Italia, dell'Europa e dell'Occidente".

In primo luogo perché non si conoscono ancora i testi delle indicazioni nazionali e in secondo luogo perché si parte da un presupposto errato:


bisognerebbe accertare e quindi chiedere un potenziamento delle ore curricolari alla storia dedicate - e alla geografia sempre più scomparsa dalle nostre aule - per poi aprire una seria riflessione sul ruolo della cultura occidentale nel mondo a partire da quello spazio mediterraneo oggi sempre più visto come frontiera e non come mare nostrum, ai valori che attraverso il cristianesimo e la rivoluzione francese, partiti dalla grecità e romanità sono diventati patrimonio universale dell'umanità.


“Ancora oggi insegniamo nelle nostre aule la storia delle crociate come momento di scontro tra civiltà ignorando i momenti di incontro e il medioevo - quando trova spazio reale nella programmazione - come periodo oscuro e non di gestazione dell'uomo moderno. La stessa storia delle crociate è oggi più studiata nei Paesi che non esistevano come nazioni in quel periodo che in Italia da cui partivano molte delle spedizioni in Oriente. Il dibattito sulle radici cristiane dell'Europa, ad esempio, su cui persino sono intervenuti intellettuali come Le Goff, ha fatto fallire anche la nascita di una Costituzione europea pure perché abbiamo un trattamento di funzionamento dell'Unione europea che non è insegnato nelle nostre aule, parimenti alla storia europea”, ha detto Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief.


Siamo in una società globale, multiculturale e multietnica che ha perso l'umanesimo nell'altare dei profitti generando sempre maggiori diseguaglianze, con nuovi protezionismi e conflitti mondiali che si palesano rispetto a distorte spesso artatamente affermazioni identitarie che nascono proprio dal mancato studio in diverse nazioni del mondo della storia che dovremmo insegnare, senza per forza contrapporre Occidente e Oriente o Nord e Sud del mondo.


Partiamo dai testi e dal dibattito storiografico, scevro di posizioni ideologiche e poi apriamo una seria riflessione sui contenuti. E pensiamo anche all'educazione civica oggi insegnata da tutti i docenti della classe senza più una sua dignità di materia ma con velleità su educazione di genere, sicurezza sul lavoro, alla finanza, senza uno spazio al diritto europeo. Infine, certamente ripartiamo dalla formazione iniziale degli insegnanti, ma prima chiediamo di avere docenti di storia con maggiori ore nelle nostre classi e in ogni ordine e grado, perché è vero, in fondo, la storia è maestra di vita”, ha concluso il prof. Pacifico.

di LA REDAZIONE

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