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IANES: "Le Indicazioni 2025 si distinguono per una visione della scuola più rigida, selettiva e classificatoria, che appare scarsamente inclusiva e poco flessibile. Emerge la dimensione della paura"

Aggiornamento: 3 giorni fa

"Anche il concetto di inclusione proposto appare limitato: si concentra solo su disabilità, Dsa e Bes, senza allargare lo sguardo a una visione più ampia e rispettosa delle..."


Dario Ianes, professore di Pedagogia e Didattica Speciale alla Libera Università di Bolzano, psicologo dell’educazione e co-fondatore del Centro Studi Erickson, attraverso il volume "Credere Obbedire Insegnare", con il contributo di altri considerevoli autori e più nello specifico: Lorenza Alessandri, Fabio Bocci, Ivano Colombo, Cristiano Corsini, Simona D’Alessio, Italo Fiorin, Nicola Fonzo, Vera Gheno, Irene Gianeselli, Simone Giusti, Franco Lorenzoni, Giuditta Matucci, Valentina Migliarini, Marianna Piccioli, Luca Raina, Giuseppe Vadalà, ha provveduto ad analizzare criticamente le Indicazioni Nazionali 2025 per il primo ciclo di istruzione.


"Le nuove Indicazioni nazionali 2025 hanno suscitato un ampio dibattito e numerose critiche, provenienti non solo dal mondo della scuola, ma anche da diverse società scientifiche che si occupano dei vari ambiti del sapere. Personalmente considero questo documento molto significativo: esso definisce l’orizzonte culturale e politico, e manifesta l’idea di scuola, di insegnamento e di apprendimento a cui dovrebbe ispirarsi il sistema scolastico italiano. È quindi essenziale esaminarlo con attenzione e spirito critico.

Se ripenso alle Indicazioni del 2012, arricchite poi nel 2018, emerge un impianto culturale aperto, ampio e multiculturale, con uno sguardo globale e un approccio inter- e transdisciplinare. Quelle indicazioni si muovevano all’interno della complessità del mondo contemporaneo. Un riferimento ispiratore era Edgar Morin, con la sua idea di una 'testa ben fatta', capace di pensiero critico e autonomo, più che semplicemente 'piena di nozioni'. Si valorizzavano l’autonomia scolastica e la libertà di insegnamento", queste le significative parole di Dario Ianes.


"Le Indicazioni 2025 si distinguono invece per una visione della scuola più rigida, selettiva e classificatoria, che appare scarsamente inclusiva e poco flessibile. Ma l’aspetto più marcato che emerge è la dimensione della paura. Paura del corpo degli studenti e delle studentesse, della loro sessualità e delle relazioni affettive, trascurando così completamente l’educazione alla sessualità e al benessere relazionale. Paura della mente autonoma, critica e libera. Paura della tecnologia, dell’intelligenza artificiale, della complessità epistemologica e della libertà di insegnamento", in tal modo continua la sua disamina il professore di Pedagogia e Didattica Speciale alla Libera Università di Bolzano.


"Sembra emergere un rifiuto della complessità e della globalità: si preferisce mantenere confini netti tra le discipline e si promuove una visione centrata sull’identità italiana e occidentale. L’Altro — sia esso culturale, epistemologico o pedagogico — appare come una minaccia, e viene quindi escluso.

Questa logica porta a una forte necessità di controllo e prescrizione, evidente sia nei contenuti da trattare sia nei testi da utilizzare. Al contrario, le Indicazioni del 2012 si fondavano sulla fiducia nei docenti e nella loro professionalità.

Anche il concetto di inclusione proposto appare limitato: si concentra solo su disabilità, Dsa e Bes, senza allargare lo sguardo a una visione più ampia e rispettosa delle differenze umane. Colpisce l’assenza di riferimenti a due temi cruciali per l’inclusione scolastica: la nuova normativa sui Pei e le problematiche legate al personale di sostegno, agli educatori e agli assistenti per l’autonomia e la comunicazione", così termina la sua considerevole riflessione il professore.



di VALENTINA TROPEA


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