Bisogna lasciare fuori dalla scuola i genitori perché questi ultimi sono interessati solo ed esclusivamente alla...
Un insegnante di un istituto professionale di Parma si rivolge al filosofo Galimberti attraverso una lettera, nella quale vengono sottolineati alcuni aspetti imprescindibili: spesso la responsabilità dei mali della scuola viene attribuita in primis agli insegnanti e solo in secundis ai genitori.
In realtà occorre ribadire che il ruolo svolto dai genitori è molto importante così da orientare positivamente o negativamente i figli nei confronti delle regole e dello studio; non è corretto, quindi, attribuire tutte le colpe agli insegnanti, che svolgono la loro funzione educativa modulando anche il tempo a disposizione.
La scuola è diventata per molti genitori un parcheggio per figli ingestibili.
Tali adolescenti, abituati ad ottenere tutto e subito, credono di poter fare lo stesso anche a scuola. Gli insegnanti, nello svolgere adeguatamente la loro funzione educativa, alle volte si ritrovano ad irrogare agli studenti disturbatori e/o villani una nota disciplinare; spesso, tuttavia, vengono contestati, anche in maniera aggressiva.
Sempre nella lettera rivolta ad Umberto Galimberti si sottolinea come la questione estremamente delicata verta non sugli insegnanti ma su una vera e propria emergenza educativa nelle scuole: problema che, anno dopo anno, tende sempre più a degenerare.
L’impegno nel contenimento delle spese non contribuisce ad accrescere la qualità della scuola quando, ad esempio, ci si limita a richiedere ai dirigenti scolastici di contenere le bocciature, incentivando la promozione per tutti oppure ci si ostina a non prevedere strutture, personale e interventi adeguati per i ragazzi con “bisogni educativi speciali”, così spiega l’insegnante nella lettera rivolta al filosofo.
Umberto Galimberti, nel rispondere all’insegnante, sottolinea come investire nell’istruzione dei giovani sia fondamentale proprio perché questi ultimi rappresentano il futuro del nostro paese, una risorsa inestimabile.
Il filosofo si sofferma su di un aspetto rilevante: i ragazzi vivono in un mondo in cui ciò che conta è il successo, il denaro, l’affermazione di sé anche a scapito degli altri. Occorre quindi che la scuola prospetti altri valori nei quali credere fermamente, relativizzando i primi.
Inoltre, sempre Galimberti pone l’accento sulla necessità di lasciare fuori dalla scuola i genitori perché questi ultimi sono interessati solo alla promozione dei figli e non alla formazione: diventano genitori “sindacalisti” che contestano le decisioni degli insegnanti, spesso presentendo appositi ricorsi dinanzi ai TAR.
Ecco allora una proposta da parte del filosofo: i soldi risparmiati con l’abolizione dell’esame di Stato potrebbero essere impiegati per insegnare l’italiano ai bambini stranieri che si iscrivono alle nostre scuole, questo però prima di essere inseriti nelle classi come se già conoscessero la nostra lingua.
In definitiva, quindi, possiamo affermare come investire nei giovani, nella loro istruzione, costituisca un aspetto imprescindibile, proprio perché solo in tale maniera potremo costruire un futuro migliore, nel quale le nuove generazioni sappiano ponderare le loro scelte, agendo responsabilmente, attraverso l’ausilio di una scuola che li supporta, indicando loro la giusta strada da percorrere, e soprattutto che li guidi nella valorizzazione di alcuni principi, garantendo lo sviluppo della loro personalità e la formazioni di una propria identità.
di VALENTINA TROPEA
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