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Galimberti: un buon insegnante deve essere carismatico e affascinare i suoi studenti nella trasmissione del sapere coordinando la propria capacità empatica con l'autocontrollo

Immagine del redattore: La RedazioneLa Redazione

"Naturalmente la propria capacità empatica deve coordinarsi con l'autocontrollo, evitando da un lato un eccesso di autocontrollo che non consente di percepire la propria..."

La sintonia empatica che si crea in principio tra madre e figlio riesce ad avere ripercussioni, in età adulta, anche nella capacità dell'individuo di relazionarsi con gli altri, instaurando rapporti interpersonali saldi e duraturi. Si tratta di un principio valido, ad esempio, in una coppia tra marito e moglie, in una scuola tra insegnante e studenti ed in ambito lavorativo tra colleghi.


A tal proposito il filosofo, saggista e psicoanalista Umberto Galimberti esprime la sua opinione in merito, facendoci riflettere su alcuni aspetti particolarmente significativi e rilevanti.

"Naturalmente la propria capacità empatica deve coordinarsi con l'autocontrollo, evitando da un lato un eccesso di autocontrollo che non consente di percepire la propria disponibilità emotiva, e dall'altro un eccesso di empatia, proprio di chi esagera nelle sue manifestazioni. In questo caso l'autocontrollo è essenziale", queste le parole del filosofo.


Alle volte, però , è necessaria una partecipazione emotiva insincera come nel caso in cui riceviamo un regalo che non ci interessa e lo accogliamo fingendo che ci faccia piacere. Si tratta di una forma di "buona educazione" che è volta a non mortificare l'altro, rispettando le intenzioni affettuose di chi ha comprato quel regalo.

Le nostre emozioni, inoltre, sono contagiose: la narrazione di una storia di amore può commuovere il nostro interlocutore oppure può rattristarlo a seconda della nostra capacità espressiva, comunicativa e di coinvolgimento.


Ecco allora l'importanza di un buon insegnante capace di coordinare la propria capacità empatica con l'autocontrollo così da essere carismatico e affascinare i suoi studenti nella trasmissione del sapere.

"Una buona combinazione di competenza emotiva e autocontrollo consente a chi ha mansioni di comando di organizzare abilmente i gruppi nel raggiungimento dei propri obiettivi, ai diplomatici di negoziare buone mediazioni, ai terapeuti e ai consulenti familiari o del lavoro di svolgere la loro funzione con una buona capacità di analisi e una facilitazione nelle soluzioni, ai singoli individui di stabilire legami personali in termini di affidabilità coniugale, di simpatica amicizia e di proficua relazione nei rapporti di lavoro", così continua la sua riflessione Umberto Galimberti.


Tuttavia, una spiccata competenza emotiva può avere un risvolto negativo quando è strumentalizzata per ottenere una grande ammirazione pubblica:  il soggetto sacrifica la cura dei propri sentimenti e, pur di essere amato da tutti, utilizza qualsiasi mezzo per fare un'ottima impressione, sacrificando le proprie relazioni personali che si rivelano insoddisfacenti.

Tale sindrome, tipica dei leader, prende il nome di alessitimia e garantisce un significativo successo dietro il quale si nasconde una sterilità dell'immaginazione e una monotonia nella proposizione delle idee.


I leader vivono nel divario tra immagine pubblica e vissuto personale, dicendo una cosa ma poi facendone un'altra, pur di procurarsi l'approvazione sociale.

Esiste, poi, così come ci spiega Umberto Galimberti, un'incompetenza emotiva "dovuta all'incapacità del soggetto di apprendere, interpretare e rispondere in maniera adeguata ai messaggi non verbali, come l'espressione del volto, la gestualità, il tono della voce, con conseguente assunzione di comportamenti e risposte inadeguati".


Nell'ambito delle relazioni interpersonali alcune emozioni primarie non possono mai mancare: la gioia, ad esempio, rinnova nell'età adulta l'esperienza infantile di attaccamento del bambino alla figura parentale che si è occupata di lui, e promuove l'azione dell'avvicinamento; la paura e/o la rabbia, invece, rinnovano , in chi si sente minacciato da un rivale, l'esperienza del bambino che, alla nascita del fratellino, ha sentito minacciato il suo attaccamento alla madre.

Le emozioni contraddistinguono la nostra esistenza, scandendo ogni attimo della nostra vita, rendendoci empatici, capaci di instaurare relazioni interpersonali uniche e connotate da mille colori, sfumature magnifiche che compongono quell'arcobaleno chiamato vita.

di VALENTINA TROPEA

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