“La capacità di leggere le emozioni e i sentimenti altrui dipende da quanto siamo attenti alle nostre emozioni. L’empatia entra in gioco nei rapporti familiari facilitando le relazioni tra genitori e…”
Non è semplice comprendere fino in fondo chi ci sta accanto, immedesimarsi nel suo stato d’animo, in una società forse sempre più dedita all’apparenza che all’essenza, dove i rapporti umani stentano a trovare terreno fertile per poter essere adeguatamente coltivati. La preoccupazione principale nell’età della tecnica sembra essere quella di poter avere a disposizione del denaro per comprare ciò che desideriamo, senza però ricordare
che non tutto ha un prezzo e che tale atteggiamento ha determinano un appiattimento ed impoverimento emotivo, una mancanza di empatia che ci rende sempre più apatici e privi di provare emozioni vere e sincere.
A tal fine il filosofo, saggista e psicoanalista Umberto Galimberti, attraverso un’attenta riflessione, si sofferma proprio sul concetto di empatia e di risonanza emotiva.
“L’empatia, infatti, designa la capacità di immedesimarsi in un’altra persona fino a coglierne i pensieri e gli stati d’animo”, così ci spiega chiaramente Umberto Galimberti.
Si tratta di un aspetto davvero rilevante: essere in grado di instaurare relazioni empatiche con le altre persone, entrando in sintonia con loro, significa senz’altro riuscire ad arricchire se stessi, riempendo l’anima di sentimenti puri e nobili, percependo non solo la gioia, la serenità, ma avendo anche la sensibilità di comprendere cosa sia davvero il dolore, la tristezza, l’amarezza, la compassione per altrui persone.
“La capacità di leggere le emozioni e i sentimenti altrui dipende da quanto siamo attenti alle nostre emozioni. L’empatia entra in gioco nei rapporti familiari facilitando le relazioni tra genitori e figli, nei rapporti professionali tra dirigenti e subordinati, tra venditori e acquirenti, e in generale nei rapporti interpersonali”, queste le parole del filosofo.
Ecco allora che si diventa capaci di percepire l’ansia dal tono della voce, la menzogna dall’espressione del volto, l’irritazione dalla rapidità del gesto, ponendo l’attenzione sulla comunicazione non verbale.
“L’empatia si sviluppa in modo naturale a partire dall’infanzia. A pochi mesi dalla nascita i bambini, che non hanno ancora acquisito la separazione tra sé e il resto del mondo, reagiscono al dolore di un altro bambino come se fosse il proprio e perciò piangono alla vista delle sue lacrime. A un anno cominciano a rendersi conto che la sofferenza altrui non è la propria, ma bisogna attendere il secondo anno di vita per vedere un bambino che, di fronte al dolore di un altro bambino, lo consola portandogli, ad esempio, dolci o giochi”, così Galimberti continua la disamina molto dettagliatamente.
Per la formazione dell’empatia è importantissima la sintonizzazione della madre con il bambino, i genitori devono mostrare empatia rispetto alle emozioni di gioia, pianto, di bisogno di essere accarezzato, altrimenti il bambino eviterà di esprimere quelle emozioni e successivamente di provarle.
Le conseguenze in età adulta possono essere di due tipi: o un’eccessiva sensibilità per le emozioni negative o un’assenza completa di empatia, con conseguente incapacità di entrare in sintonia con gli altri.
“Chiamiamo risonanza emotiva l’emozione, registrata dalla psiche, che accompagna le nostre azioni, avvertendole come buone o cattive, convenienti o sconvenienti”, così continua in merito Umberto Galimberti.
Occorre che i genitori educhino i lori figli alle emozioni e ai sentimenti, a quell’empatia che ci permette di entrare in sintonia con le altre persone, cogliendone la vera essenza, così da avere contezza fino in fondo della risonanza emotiva delle proprie azioni.
“Perché nasca una risonanza emotiva è necessaria una cura della psiche che prende avvio quando il neonato si attacca al seno materno e, insieme al latte, assapora l’accoglienza, l’indifferenza o il rifiuto. Poi si struttura nella prima infanzia quando i genitori, oltre a un’educazione fisica e un’educazione intellettuale, provvedono anche a un’educazione psicologica, che è poi l’educazione delle emozioni e dei sentimenti, in assenza della quale il bambino si organizza da sé con
gli strumenti che non ha. Infine una funzione essenziale è svolta dalla scuola che, oltre all’intelligenza mentale, dovrebbe curare anche l’intelligenza emotiva, perché l’emozione è essenzialmente relazione, che promuove quelle capacità interpersonali dalla cui qualità dipende il nostro modo adeguato o inadeguato di vivere in società”, così conclude la sua disamina il filosofo.
Ecco allora l’importanza dell’empatia che è alla base dell’altruismo e che permette a ciascuno di provare sentimenti di gioia, di affetto, di compassione, ma anche di avere contezza delle proprie azioni, riuscendo ad instaurare relazioni sane con le altre persone, basate su sentimenti puri e sinceri, senza mai porre al centro solo ed esclusivamente se stessi.
di VALENTINA TROPEA