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Insomma, secondo lo psicoanalista, i genitori mancano di capacità comunicativa, capacità che dovrebbe essere curata e coltivata nella fase…
Il rapporto tra genitori e figli rappresenta, forse, uno degli aspetti più controversi nella gestione della vita quotidiana, non solo dal punto di vista emotivo e morale ma, altresì, per quanto concerne le logistiche stesse che in tale rapporto sono coinvolte.
Ed invero, il legame tra un genitore ed un figlio è caratterizzato dalla indissolubilità poiché i genitori rappresentano coloro i quali gli hanno fatto il dono più importante e disinteressato che possa mai esistere: la vita.
Tuttavia, è proprio nella relazione che si instaura tra genitori e figli, intrisa di emozioni e sentimenti profondi, che oggi è possibile rinvenire un'enorme faglia, forse dettata dalla società quotidiana fortemente spersonalizzata e standardizzata, o forse, ancora, causata dall'incapacità dei genitori di espletare il proprio ruolo precipuo.
Su tale aspetto si concentra Umberto Galimberti, filosofo, saggista e psicoanalista, il quale traccia con precisione la situazione in cui versa attualmente la famiglia.
In particolare egli sostiene che "la famiglia in questo momento è un disastro. Molti genitori non sanno gestire il rapporto con i figli, forse perché non sanno che con i figli devono parlarci prima che inizi l'adolescenza, per creare un rapporto di fiducia prima dei dodici anni".
Insomma, secondo lo psicoanalista, i genitori mancano di capacità comunicativa, capacità che dovrebbe essere curata e coltivata nella fase preadolescenziale, al fine di porre le basi per un rapporto proficuo, che sia sì di complicità e comprensione, ma che non perda mai di vista il fatto che il genitore rappresenta per i propri figli il primo educatore.
I genitori devono essere un esempio e non arrestarsi ad una fase di mera amicizia con i propri figli. Ciò, evidentemente, non può funzionare nel percorso educativo.
A tal proposito, Galimberti afferma: "uno dei problemi della genitorialità è quello di diventare amici dei propri figli. Un padre deve mantenere l'autorità che gli deriva dall'autorevolezza". Dunque, il compito dei genitori è assai arduo e complesso e deve assumere diverse declinazioni ma, in primo luogo, i genitori sono chiamati a non perdere di vista la loro funzione di autorevolezza.
I figli devono potersi confidare con i propri genitori ed insegnanti ma devono avere sempre presente il loro ruolo e la loro autorità ed è proprio allora che diviene indispensabile l'esempio da parte dei genitori.
Infatti, Galimberti aggiunge in tal senso: "Il genitore deve sapere che, dopo i dodici anni, la sua parola non è più efficace. Serve l'esempio. Ma purtroppo oggi l'esempio è disastroso".
Bisogna, pertanto, auspicare a modelli genitoriali protesi al miglioramento, all'educazione e ad una evoluzione costruttiva dei figli. E per raggiungere tale obiettivo è indispensabile che i genitori tornino alla loro funzione naturale educativa, ed abbandonino i modelli giovanili e narcisisti propri della moderna società.
Perfino il rapporto con la scuola e gli insegnanti viene completamente sovvertito.
“A molti genitori importa soltanto che i figli siano promossi, non educati. Sostituendosi al figlio, il genitore gli impedisce di vivere il rito iniziatico del confronto diretto con il docente. Il professore, dal canto suo, deve parlare con gli studenti, ascoltandoli con competenza”, sostiene a gran voce Galimberti.
In definitiva quindi gli insegnanti, nella loro veste di educatori, devono prediligere un rapporto diretto con i loro studenti, senza filtri o intermediazioni, ma preservando un dialogo costruttivo che presuppone, in primis, ascolto e competenza, così da poter comprendere fino in fondo le necessità ed i bisogni dei loro allievi; un rapporto empatico ma non privo di autorevolezza e disciplina.
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