“In fondo, vivere davvero non significa accumulare esperienze, ma sentirle risuonare nel profondo, lasciandoci toccare e trasformare”…

In una società sempre più dedita alla superficialità e all’apparenza, scandita dalla razionalità della tecnica, riscoprire l’essenza del vivere, la vibrazione dell’anima di ciascun individuo, rappresenta un’esperienza rivoluzionaria, unica, alla luce di una “risonanza emotiva” che sembra scomparire, privando le emozioni del loro più intrinseco significato.
Il filosofo, saggista e psicoanalista Umberto Galimberti, attraverso una profonda disamina, riesce a descrivere benissimo tale fenomeno, offrendoci degli ottimi spunti di riflessione così da comprendere fino in fondo “il battito profondo del vivere”.
“Viviamo in un’epoca che tende a soffocare il sentire profondo, riducendo l’emozione a una reazione istantanea e superficiale. Ma la risonanza emotiva va ben oltre. È quella vibrazione dell’anima che nasce dall’incontro autentico con l’altro, con la bellezza del mondo o con le profondità del nostro stesso essere.
Quando sperimentiamo la risonanza emotiva, non siamo semplici spettatori di ciò che accade intorno a noi. Siamo coinvolti, toccati nel profondo. È quel brivido di fronte a un’opera d’arte, il fremito suscitato da una melodia che sembra raccontare la nostra stessa storia. È la commozione davanti a un gesto di gentilezza inattesa.
Oggi, però, questa capacità rischia di perdersi. La società moderna, frenetica e iperstimolante, ci spinge a consumare emozioni, senza mai concederci il tempo di assimilarle davvero. Siamo costantemente bombardati da stimoli, eppure sempre più lontani dalla nostra interiorità.
La risonanza emotiva, invece, richiede presenza e ascolto. È nella quiete che possiamo riscoprire il senso profondo del vivere. Educare le nuove generazioni a coltivare il silenzio e l’interiorità è fondamentale per recuperare quella connessione autentica che ci lega agli altri e al mondo.
Riscoprire la risonanza emotiva significa ritrovare il senso del nostro essere, non come individui isolati, ma come parte di un tutto più grande. Solo attraverso questa vibrazione condivisa possiamo trasformare la nostra vita, passando dall’indifferenza alla compassione, dal distacco alla vera partecipazione.
In fondo, vivere davvero non significa accumulare esperienze, ma sentirle risuonare nel profondo, lasciandoci toccare e trasformare”, queste le significative parole del filosofo.
Occorre ripartire dalle emozioni autentiche per poter riscoprire se stessi, per poter ritornare a commuoversi davanti ad un gesto di gentilezza inattesa o semplicemente per innamorarsi di un’opera d’arte, magari rimanendo estasiati a contemplarla per ore; si tratta di quella capacità di guardarsi dentro, nonostante una società “frenetica ed iperstimolante” che sembra tenerci lontani dalla nostra interiorità.
Il battito profondo del vivere richiede, infatti, presenza ed ascolto. Ed è nella quiete che ritroviamo il senso della nostra esistenza. Educare le nuove generazioni a coltivare il silenzio e l’interiorità è fondamentale per recuperare quella connessione autentica che ci lega agli altri e che ci permette di far parte del mondo in maniera attiva, partecipativa, senza freddezza o distacco emotivo. Ecco allora l’importanza di un bravo educatore capace di stimolare i suoi allievi nel ricercare e riscoprire quella “risonanza emotiva” che pone al centro l’essere umano e non la sua capacità di cumulare beni materiali, insegnando loro che la vera ricchezza risiede nei piccoli gesti, in quelle emozioni che riempiono il cuore di gioia e che ci toccano fin nel profondo, permettendo alla nostra anima di esprimersi liberamente, donando valore ad un’interiorità che necessita di cure e di attenzioni, recuperando quella connessione autentica che ci lega agli altri.
di VALENTINA TROPEA