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Galimberti: "I giovani non devono nutrirsi di attese, speranze o auspici ma devono prendere in mano la loro vita, non rassegnandosi ma inventando il loro futuro"

Aggiornamento: 13 ore fa

La cosa più importante, così come ci spiega Umberto Galimberti in maniera chiara e dettagliata, è che "manca il fine". Il futuro, da sempre pensato come una "promessa", per i giovani appare come una minaccia...

Nella società odierna, basata sulla razionalità e la tecnica, l'arte del vivere diviene sempre più difficile da imparare ed i giovani, ancora privi di esperienza e alla ricerca di una propria dimensione, sembrano non riuscire a comprendere bene quale sia la loro giusta collocazione.

I genitori, diventando sindacalisti dei figli e cercando a tutti i costi di proteggerli, non permettono loro di sperimentare il dolore, la sofferenza, la delusione, e così le nuove generazioni diventano fragili, manipolabili, incapaci di gestire momenti difficili o situazioni avverse che potrebbero manifestarsi nel corso della loro esistenza.

I giovani, spesso demotivati ed apatici, tendono così ad alimentare il c.d. "nichilismo passivo", definito da Nietzsche come il più inquietante degli ospiti.

Su tale aspetto il filosofo, saggista e psicoanalista Umberto Galimberti pone l'accento, spiegando bene cosa si intenda per "nichilismo".

"Guardare bene in faccia il nichilismo significa abbandonare quelle parole che io considero 'parole della passività' come 'speranza', 'augurio', 'auspicio', che lasciano intendere che qualcuno provvederà a darci un futuro e a noi non resta che attenderlo. Non è così", queste le parole del filosofo.

Nichilismo inteso da Nietzsche come mancanza del fine, mancanza di una risposta al perché, quindi i valori supremi perdono di significato: i valori posso mutare, non sono altro che dei coefficienti sociali con cui una società cerca di vivere con la minor conflittualità possibile, ma la situazione allarmante è che il sistema dei valori crolla e non ne nasce un altro.


La cosa più importante, così come ci spiega Umberto Galimberti in maniera chiara e dettagliata, è che "manca il fine". Il futuro, da sempre pensato come una "promessa", per i giovani appare come una minaccia, o addirittura come "imprevedibile". Il futuro imprevedibile retroagisce come demotivazione. Ed allora ci si chiede "Perché devo studiare", "Perché devo impegnarmi", "Perché devo lavorare": viene meno la risposta al perché.

Ecco, quindi, l'esigenza di sostituire il "nichilismo passivo" con un "nichilismo attivo": i giovani non devono nutrirsi di attese, speranze o auspici ma devono prendere in mano la loro vita, non rassegnandosi ma inventando il loro futuro.

Le nuove generazioni devono dunque tenere ben presente un principio fondamentale: nessuno potrà regalargli il futuro ma spetterà a loro, con forza d'animo e determinazione, costruirlo, plasmandolo in maniera conforme alle proprie passioni, ambizioni, così da realizzare i propri sogni, agendo consapevolmente e responsabilmente.

Ecco allora il messaggio che vuole trasmetterci Galimberti in maniera significativa: non bisogna mai rassegnarsi, attendendo supinamente, ma occorre agire attivamente, impegnarsi per ciò in cui si crede, riappropriandosi della propria vita, perseguendo le mete tanto ambite, raggiungendo i risultati sperati, senza però alcun tipo di aiuto o facilitazione, ma imparando a far affidamento su se stessi, sulle proprie capacità, comprendendo bene quali sono i limiti ma anche i punti di forza, sperimentano creatività e fantasia, ponendo l'accento sulla propria autostima ed indipendenza, creando le basi per un futuro "promessa" e tralasciando definitivamente l'idea di un "futuro minaccia".

di VALENTINA TROPEA





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