Gli attimi scorrono fugacemente e le nuove generazioni non riescono ad assaporare il vero valore della vita. Allora ecco il ruolo degli insegnanti, degli educatori, delle loro guide, nel ristabilire gli equilibri perduti, indirizzando il cammino…
Se dovessimo soffermarci solo un attimo e porre la nostra attenzione sui giovani, allora forse riusciremmo a carpire tante sfaccettature e tante particolarità che spesso non notiamo oppure ignoriamo maldestramente.
Ad oggi non è semplice ritagliarsi uno spazio nella società, non è semplice essere accettati per quello che si è, l’apparenza ha di gran lunga soppiantato l’essenza, e spesso i giovanissimi si ritrovano spiazzati, impauriti, consapevoli di vivere in un limbo, troppi piccoli per alcuni aspetti, troppo grandi per altri.
A tal riguardo Umberto Galimberti, filosofo, saggista e psicoanalista, nel suo libro “La parola ai giovani”, pone l’accento proprio su tale aspetto e si sofferma sulla difficoltà dei ragazzi nel ricercare e nel riappropriarsi di una loro identità.
“In quell’età incerta in cui le aspettative della famiglia spesso confliggono con l’idea che i giovani hanno di sé e dell’ideale che vogliono realizzare, precaria diventa la conquista di una propria identità, che si forma, da un lato, a partire dai riconoscimenti ottenuti e, dall’altro, dai successi nei primi passi compiuti in vista delle mete che si vogliono raggiungere”, così sottolinea Galimberti con delle parole estremamente significative.
Genitori e figli, spesso contraddistinti per un rapporto confliggente, non riescono a comunicare fra loro ed i giovanissimi vedono limitata la loro “libertà personale” che si trasforma in una “libertà di ruolo”.
Viene meno il diritto dei figli di essere diversi da come i genitori li vorrebbero e così si finisce per vivere una vita senza colori, all’impronta della produttività e del raggiungimento di risultati, perdendo di vista il vero valore che ogni persona possiede e che dovrebbe custodire gelosamente.
I genitori, onnipresenti e iperattivi, vogliono plasmare i loro figli, pretendendo da loro uno sforzo immane, predisponendoli spesso alla perfezione e isolandoli dai loro amici e coetanei.
L’identità è commisurata all’efficienza e alla produttività e non esistono compromessi. Questo però genera una profonda frustrazione perché gli educandi devono avere del tempo per poter crescere e soprattutto del tempo per maturare, prendendo coscienza delle loro inclinazioni e soprattutto della loro più intima personalità.
In una società in cui tutto sembra scorrere veloce, senza alcuna pausa o interruzione, sono proprio i giovani a pagarne un caro prezzo: l’impazienza fa da padrona ed il desiderio di realizzarsi diventa preponderante.
A tal proposito appare significativa una lettera che Umberto Galimberti riceve da una giovane ventenne: dalle parole di quest’ultima si evince il desiderio di essere ascoltata e la necessità di comunicare il suo pensiero. La giovanissima pone l’accento sul cinismo dei suoi coetanei, su quella smania di arrivare che non permette loro di godersi la bellezza della vita, sul dinamismo e sugli innumerevoli impegni che connotano la loro esistenza.
“Ma così perdiamo il gusto della vita e ci muoviamo verso le nostre mete con la velocità del viaggiatore che conosce solo il punto di partenza e quello di arrivo, per cui le terre che attraversa non esistono, perché per lui conta solo la meta e non quello che offre la via. Questa, infatti, è nota solo al viandante che, a differenza del viaggiatore, spinge avanti i suoi passi non più con l’intenzione di trovare qualcosa: l’affermazione, il successo, il denaro, la felicità, ma con il piacere di assaporare i doni del paesaggio, perché è il paesaggio stesso la meta”, così esprime il suo pensiero il filosofo.
Gli attimi scorrono fugacemente e le nuove generazioni non riescono ad assaporare il vero valore della vita. Allora ecco il ruolo degli insegnanti, degli educatori, delle loro guide, nel ristabilire gli equilibri perduti, indirizzando il cammino nella giusta direzione, così da comprendere che il tempo è un dono prezioso ed è l’unico strumento che abbiamo a disposizione per assaporare la nostra esistenza, custodendo gelosamente ricordi, immagini, emozioni, attimi indelebili.
di VALENTINA TROPEA