L'appiattimento e l'impoverimento emotivo che stiamo vivendo determina un sovvertimento dei valori e così il lavoro diviene la finalità principale da perseguire, al di là di tutto...

La nostra società, all'insegna della razionalità della tecnica e sempre più vicina ai valori della produttività e dell'efficienza, sembra aver tralasciato cosa siano davvero le passioni, le ambizioni, le ispirazioni delle nuove generazioni, un po' come non ci fosse spazio per quelle emozioni che ci rendono empatici e ci permettono di relazionarci con il resto del mondo.
L'appiattimento e l'impoverimento emotivo che stiamo vivendo determina un sovvertimento dei valori e così il lavoro diviene la finalità principale da perseguire, al di là di tutto, senza mai soffermarsi su ciò che ci rende davvero felici.
Umberto Galimberti, filosofo, saggista e psicoanalista, a tal proposito, pone la differenza tra lavori “alienanti” e lavori “non alienanti”.
I lavori “alienanti” sono quei lavori che non permettono di realizzarci ma l’unica motivazione per la quale si decide si svolgerli è esclusivamente la remunerazione economica, uno stipendio.
Esistono, però, anche dei lavori “non alienanti” che permettono, al contrario, di realizzarci, di seguire le nostre vocazioni e passioni, in cui il compenso maggiore non è rappresentato da uno stipendio ma dalla nostra capacità di autorealizzarci.
Ecco allora l'importanza di garantire ai giovanissimi un futuro migliore nel quale non predomini la logica della tecnica ma ci sia spazio per seguire le proprie passioni e vocazioni, realizzando i propri sogni, riscoprendo la bellezza di essere felici senza mai tralasciare le proprie ambizioni, inclinazioni naturali, predisponendosi al cambiamento senza però un sovvertimento di valori fondamentali ed imprescindibili che non finiranno mai di accompagnarci e di contraddistinguerci.
Per poter realizzare veramente se stessi occorre rimettere l'uomo al centro del mondo e non la tecnica: l'essere umano con le sue fragilità, le sue emozioni, i suoi sogni, le sue idee e le sue passioni.
Occorre, quindi, che i giovani ritrovino degli educatori in grado di fungere da guida, così evitando quell'omologazione che ci rende tutti uguali e simili a degli autonomi più che a degli esseri umani. Ognuno di noi possiede delle caratteristiche, delle qualità intrinseche, che ci permettono di differenziarci dagli altri, ed alla stessa maniera rappresentano il nostro patrimonio inestimabile, quel talento che solo un buon maestro è in grado di far emergere senza troppe pressioni o forzature.
Realizzare se stessi richiede tempo, dedizione, pazienza, ma soprattutto grinta e determinazione nel perseguire le proprie mete, così da non ritrovarci di fronte generazioni apatiche, demotivate, anestetizzate emotivamente, incapaci di provare sentimenti, prive di stimoli ed annoiate da una società che non consente un pieno appagamento di se stessi ma solo il perseguimento di una pseudo felicità.
di VALENTINA TROPEA