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Galimberti: i genitori devono insegnare ai figli ad emozionarsi attraverso l'empatia che consente di partecipare alla gioia e al dolore dell'altro, ascoltando il proprio cuore, senza aver timore

Immagine del redattore: La RedazioneLa Redazione

Aggiornamento: 2 giorni fa

In una società individualista e disinteressata al comune sentire come la nostra appare sempre più difficile trasmettere ai giovanissimi la capacità di emozionarsi, di provare...


In una società individualista e disinteressata al comune sentire come la nostra appare sempre più difficile trasmettere ai giovanissimi la capacità di emozionarsi, di provare sentimenti, attraverso quell'empatia che ci consente di comunicare con l'altro, percependo la sua gioia ma anche il suo dolore, riuscendo ad instaurare un legame forte, sulla base di un'emotività che troppo spesso viene trascurata o ignorata.

I giovanissimi, alle volte demotivati ed anestetizzati emotivamente, sembrano aver perso la loro naturalezza, quella capacità di immedesimarsi nell'altro, prediligendo rapporti freddi e distaccati, spesso privandosi di un vero e proprio coinvolgimento emotivo, primeggiando per poter sentirsi all'altezza e non riuscendo a condividere con gli altri la propria autentica essenza.

A tal fine il filosofo, saggista e psicoanalista Umberto Galimberti coglie l'occasione per esprimere il suo pensiero in merito, offrendoci ottimi spunti di riflessione.


"Se i genitori abituano i bambini, scoraggiano i bambini a questa sensibilità, e quando si commuovono la mamma dice: 'Ah mio figlio è troppo sensibile', se i vari papà invece di congratularsi con i momenti di sensibilità del cuore si inorgogliscono facendo il braccio di ferro, perché devi diventare un uomo, devi diventare forte, leader, vigoroso, allora il bambino non segue più quel canale della sensibilità del cuore, perde l'empatia. Si può recuperare l'empatia? Qualcosina all'asilo e nella prima e nella seconda classe delle elementari, poi non la recuperi più. Ma quando non recuperi più l'empatia hai il fenomeno del bullismo, dove tu sei una carogna nei confronti del più debole perché non immagini neanche la sofferenza del più debole, non la senti, hai perso l'empatia. E questo è un problema grosso. Si può recuperare a scuola? Ripeto, primo e secondo anno, poi basta non può più impararla.

Una volta che l'hai persa per strada l'empatia non sei più in grado di partecipare alla gioia e al dolore dell'altro e diventi quei personaggi apatici che non capiscono niente a livello cardiaco", queste le significative parole del filosofo.


Il messaggio che vuole trasmetterci Umberto Galimberti è chiaro e manifesto: occorre che genitori ed educatori ritornino ad insegnare ai giovanissimi ad emozionarsi attraverso l'empatia che consente di partecipare alla gioia e al dolore dell'altro, ascoltando il proprio cuore, senza aver timore, riscoprendo la bellezza delle emozioni, non avendo paura di essere fragili e vulnerabili, ma permettendo di trasformare le proprie debolezze in veri e propri punti di forza.



di VALENTINA TROPEA

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