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Galimberti, gli insegnanti devono comunicare non solo sapere ma anche passione e motivazione. I giovani hanno bisogno di modelli, di figure autorevoli...

In realtà i giovani necessitano di modelli da emulare, hanno bisogno di una figura autorevole accanto che possa indicare loro la strada giusta da percorrere così da formare gradatamente…

La società odierna si connota per un aspetto alquanto significativo e rappresentativo: il disagio giovanile. Non si tratta di una problematica marginale o trascurabile ma di un aspetto che necessita di un’attenta riflessione e considerazione. A tal riguardo Umberto Galimberti, filosofo, saggista e psicoanalista italiano, ci fornisce alcuni spunti critici sicuramente degni di nota. Il livello pulsionale dei giovani è eccessivo rispetto al livello razionale ed in tale prospettiva il futuro non sembra più una promessa ma sembra essere diventato una minaccia. Non si riesce a guardare oltre, il futuro è imprevedibile e retroagisce come demotivazione e non come motivazione. A tal proposito Galimberti parla proprio di disagio giovanile e di nichilismo. Il termine nichilismo è stato ridefinito da Nietzsche. Nichilismo significa che manca lo scopo, manca la risposta al perché, tutti i valori si svalutano.

In tale prospettiva i giovani sembrano non aver obiettivi o mete da perseguire: non c’è nulla che li motivi ed allora perché impegnarsi, studiare, lavorare?

Sorge quindi la responsabilità da parte della famiglia e da parte della scuola. Spesso i genitori “non sono più in grado di stare attenti ai bambini”, sottolinea Galimberti. I genitori, in quanto educatori, non hanno del tempo da dedicare ai propri figli: sin da bambini vengono trascurati e spesso si predilige il lavoro senza esitazione alcuna. I bambini iniziano a relazionarsi con gli adulti anche con i loro disegni ed i genitori non hanno neppure il tempo di poterli visionare. Ciò determina una frustrazione, una perdita di autostima, un’incrinatura della loro identità. Così come ci spiega Umberto Galimberti, i bambini iniziano a costruire relazioni causali perché nascono folli e acquistano gradatamente la ragione. Uno dei meccanismi attraverso i quali si acquista la ragione è l’acquisizione del principio di causalità. È proprio tale principio che riduce l’angoscia dell’imprevedibile.



I giovani pongono delle domande e chiedono il perché di ogni cosa: occorre rispondere ai loro interrogativi e, nonostante la difficoltà che possa riscontrarsi, occorre provarci. Ad oggi, invece, la comunicazione tra genitori e figli sembra essere diventata sterile, il dialogo ha perso la sua centrale rilevanza e le nuove generazioni si ritrovano senza punti di riferimento, senza nessuno che svolga una funzione educativa ed un ruolo guida. In realtà i giovani necessitano di modelli da emulare, hanno bisogno di una figura autorevole accanto che possa indicare loro la strada giusta da percorrere così da formare gradatamente una loro identità. In tale ottica gli insegnanti hanno una grandissima responsabilità. I professori devono entrare nell’impianto affettivo dei giovani, devono instaurare con loro una relazione empatica che gli consenta di comunicare, di dispensare sapere ma anche di essere carismatici, trasmettendo loro passione e motivazione. Tale funzione è unica e l’assenza di comunicazione determina demotivazione; la demotivazione è l’anticamera della depressione e la depressione è l’anticamera spesso di gesti estremi. I giovani sono diventati apatici, privi di emozioni, non riescono ad essere felici ma vivono ogni istante con angoscia. Il loro mondo, non più reale ma virtuale, li ha isolati, distogliendoli dalla bellezza delle cose semplici, dalla naturalezza dei gesti e dall’unicità dei momenti vissuti assieme ai loro coetanei. Non hanno più un futuro che possa motivarli e così, per non angosciarsi, si anestetizzano utilizzando sostanze stupefacenti, alcol, sopendo i sensi e la loro capacità di emozionarsi. Ed allora gli insegnanti, assieme alla famiglia, devono rieducare alla comunicazione perché un bravo maestro deve esser in grado di dispensare sapere, essendo carismatico, ma anche e soprattutto deve essere in grado di dispensare passione e motivazione; quella motivazione che deve spingere i giovani ad andare oltre e a credere in un futuro che non è una minaccia ma ancora una promessa.


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di VALENTINA TROPEA




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