Galimberti: gli adolescenti non hanno bisogno di eroi da emulare ma di specchi nei quali riflettersi e riconoscersi, per recuperare, attraverso il ruolo dell'educazione, la propria posizione nel mondo
- La Redazione
- 5 giorni fa
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Aggiornamento: 4 giorni fa
"Dimentichiamo che i ragazzi, in quella fase cruciale della vita, non hanno bisogno solo di sapere come fare. Hanno bisogno di capire chi sono…”

L'essere umano, a differenza degli animali, si caratterizza per la capacità di discernimento e di agire guidato dall'intelletto. Se l'uomo si lasciasse dominare dalle sue pulsioni, sarebbe spinto verso mete indeterminate e privo di un percorso predefinito.
Tuttavia, nella realtà odierna, le dinamiche della società moderna ci spingono sempre più in balia del desiderio. Ed è proprio allora che, secondo il filosofo, saggista e psicoanalista Umberto Galimberti, interviene la funzione dirimente dell'educazione, da intendersi come capacità di orientare le pulsioni e di trasformarle in un processo di vita relazionale.
A tal proposito, il saggista descrive in maniera pregnante la situazione attuale attraverso una comparazione con l'antica Grecia e le sue relative divinità ed afferma: "Nell’antichità, i greci avevano gli dei.
Erano modelli, figure archetipiche che insegnavano agli uomini come confrontarsi con la vita. Afrodite insegnava l’amore, Ares la guerra, Atena la saggezza. Non erano modelli morali, ma esempi di pulsioni allo stato puro. I miti non giudicavano, raccontavano. E attraverso quei racconti, l’uomo imparava a conoscere se stesso. Ma oggi non crediamo più nei miti. Abbiamo spogliato gli dei del loro valore simbolico, riducendoli a favole decorative. E così, privati di modelli, ci ritroviamo soli di fronte alle nostre pulsioni".
In tale paradigma di completo disorientamento, la nostra salvezza, secondo Umberto Galimberti, potrebbe essere rappresentata dalla letteratura a cui attingere quale "serbatoio di esperienze". Ed invero, come sottolineato dal filosofo: "Nei romanzi, nelle tragedie, nei poemi, troviamo esempi di amore, di coraggio, di noia, di angoscia. Troviamo le domande fondamentali e, a volte, anche qualche risposta. Quando i miti svaniscono, è la letteratura a offrirci quei modelli di cui abbiamo disperato bisogno per orientarci nella vita".
Tutto ciò, però, non trova riscontro nelle scuole, laddove ci si preoccupa esclusivamente di fornire agli studenti competenze pratiche senza insegnare ai giovani a comprendere la propria dimensione esistenziale, al fine di scandagliarne la personalità. Basti pensare alle nozioni in materia tecnologica ed a tutto il mondo dei computer. Ci si dimentica, insomma, della complessa e delicata fase di transizione che gli adolescenti attraversano e, come affermato da Galimberti: "Dimentichiamo che i ragazzi, in quella fase cruciale della vita, non hanno bisogno solo di sapere ‘come fare’. Hanno bisogno di capire ‘chi sono’. Si trovano in un’età di transizione, un’età in cui la loro identità si sta formando, in cui le loro pulsioni sono ancora caotiche, indeterminate. È proprio in quel momento che dovremmo offrirgli storie, esempi, modelli. Ma noi, invece, li sommergiamo di informazioni tecniche e li lasciamo soli di fronte alle grandi domande".
Pertanto, sarebbe necessario che le scuole ritornassero, nella formazione dei giovani, alla cultura greca ed alle antiche figure mitologiche, ponendole al centro della loro educazione. Bisogna arricchire i giovani attraverso gli antichi bagagli culturali della mitologia. Gli adolescenti, infatti, non hanno bisogno di eroi da emulare ma di specchi nei quali riflettersi e riconoscersi, per recuperare e rafforzare, attraverso il ruolo dell'educazione, la propria posizione nel mondo e nella società.
di VALENTINA TROPEA