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Galimberti: “Educare significa portare i ragazzi dalle emozioni ai sentimenti in quella età incerta che si chiama adolescenza”

Galimberti ha deciso di porre l’accento sulla distinzione tra educazione ed istruzione, affermando che la scuola italiana, quando riesce, istruisce ma...

Si è svolta la XXI edizione del Settembre Pedagogico Andriese e tale occasione ha permesso ad Umberto Galimberti, attraverso una lectio magistralis, di fornire un’analisi critica e molto lucida sul sistema scolastico italiano.

Galimberti ha deciso di porre l’accento sulla distinzione tra educazione ed istruzione, affermando che la scuola italiana, quando riesce, istruisce ma non educa. “Educare significa seguire i ragazzi nella loro evoluzione psicologica, portarli dalle repulsioni alle emozioni, dalle emozioni ai sentimenti in quella età incerta che si chiama adolescenza”, ha ribadito Galimberti. Spesso ci si dimentica che i ragazzi, ancor prima che studenti, sono delle persone con le loro emozioni, paure, incertezze e tale aspetto non deve essere mai trascurato.

Galimberti, citando Platone, ha sottolineato che “la mente si apre solo se è aperto il cuore” e quindi “Come possiamo aprire la mente dei ragazzi se non apriamo prima il loro cuore?”. 

La lectio magistralis del filosofo, saggista e psicoanalista italiano prosegue con uno specifico riferimento all’utilizzo della tecnologia nelle scuole; l’impiego sempre più crescente di tali strumenti tecnologici finisce con il determinare delle ripercussioni negative sulle nuove generazioni.

“No ai computer, ai telefonini, tutta questa roba deve stare fuori dalla scuola. Non si può sostituire un’ora di lezione con un’ora di computer”, sostiene senza esitazione Umberto Galimberti, che è contrario alla digitalizzazione dell’istruzione.



In conclusione, quindi, possiamo affermare come l’attenzione debba sempre ricadere sulle nuove generazioni: occorre che il ruolo guida svolto da genitori ed insegnanti non tralasci mai l’aspetto emotivo di ogni ragazzo, così da consentire un’adeguata crescita formativa ed uno sviluppo della personalità che permetterà ai giovanissimi di scegliere consapevolmente, senza mai perdere di vista gli obiettivi ed i risultati da perseguire.

“È nei primi anni che i bambini assorbono le strutture cognitive ed emotive con cui interpreteranno il mondo. Se questo processo viene trascurato, la società ne pagherà il prezzo”, ribadisce Galimberti.

Quindi, in un’era sempre più volta alla digitalizzazione ed all’utilizzo di strumenti tecnologici, non bisogna mai dimenticare che le persone necessitano in primis di dialogo, comunicazione, comprensione; la scuola diviene così luogo formativo e di aggregazione che consente ai giovanissimi di sviluppare le proprie capacità cognitive riscoprendo il valore delle piccole cose, la semplicità dei gesti, l’importanza del rapporto umano.


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di VALENTINA TROPEA




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