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Galimberti: col tempo ciascuno ha imparato a bastarsi, sciogliendo ogni legame con gli altri, indossando mille maschere, mille volti, perdendo così la sua più intima identità

L'illusione che si crea in una cultura del consumo è di disporre di una libertà di scelta che non implica impegni e conseguenze, una deresponsabilizzazione che sembra alleggerire le coscienze, promuovendo valori effimeri e...

La società, sempre più veloce ed effimera, tende a promuovere l'omologazione, così da rendere le nuove generazioni sempre più inclini ad un appiattimento ed impoverimento che determina spesso una vera e propria anestesia emotiva.

A tal fine il filosofo, saggista e psicoanalista Umberto Galimberti coglie l'occasione per porre l'accento su alcuni aspetti riguardanti il sentimento e la libertà di scelta di ciascun individuo.

"La constatazione di non possedere un sentimento all'altezza dell'accadere tecnico può indurre ciascuno di noi a una ritirata emotiva che assume come regola della propria vita quello che uno sente. A determinare questa scelta è il bisogno di proteggere la propria vita che si sente assediata dalle crescenti pressioni esercitate dalla razionalità tecnica , per difendersi dalle quali non si vede altro rifugio se non nel proprio sentimento, legittimato dalla propria biografia", queste le parole del filosofo.

Con il passare del tempo ciascuno ha imparato ad essere autosufficiente, a bastarsi, sciogliendo ogni legame con gli altri, chiudendosi in se stesso e determinando un "collasso della vita sociale", il quale mette a rischio anche la vita interiore. Il diffuso senso di irrealtà fa sì che i soggetti abbiamo l'impressione di poter rimuovere tutti gli ostacoli, creando una realtà conforme ai propri sogni che si riveleranno come paurosi incubi. L'illusione che si crea in una cultura del consumo è di disporre di una libertà di scelta che non implica impegni e conseguenze, una deresponsabilizzazione che sembra alleggerire le coscienze, promuovendo valori effimeri ed inconsistenti.

"Ma se un uomo sceglie di sposarsi perché può divorziare, se una donna sceglie di mettere al mondo un figlio con il retropensiero di poter anche abortire, se uno studente sceglie un indirizzo di studi con la riserva mentale di poterlo anche cambiare o abbandonare, se chiunque entra nel mondo del lavoro, sceglie una professione, che però può anche lasciare perché non "sente" sua, allora il proprio sentimento assunto come unico criterio delle proprie scelte, sottratto a ogni forma di verifica che non sia ciò che "Io sento", introduce un concetto di libertà come revocabilità di tutte le scelte", così esprime il suo pensiero Umberto Galimberti, evidenziando l'egoismo e l'individualismo che pervade ogni soggetto in una socieà che non accoglie ma rende freddi e distaccati.


Ogni persona, alle prese con una scelta che nonè più in grado di produrre effetti irrevocabili, è in grado di indossare mille maschere, mille volti,perdendo così la sua più intima identità, venendo meno l'idea di un mondo comune,rassicurante e durevole. Ogni identità può essere indossata e dismessa come un abito, perdendo l'essenza di noi stessi, dimenticando la nostra vera natura, promuovendo un'esteriorità che presuppone che la vita emotiva sia irrimediabilmente consegnata all'esposizione, specchiandoci e non riconoscendo più noi stessi ma solo una copia non più autentica della nostra esistenza.


di VALENTINA TROPEA





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