Galimberti:“Cari professori, solo se trattate i vostri ragazzi come adulti li aiuterete a crescere.Se invece fate loro credere che hanno sempre bisogno di tutela, i vostri ragazzi non cresceranno mai"
- La Redazione
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Il filosofo fa riferimento ad insegnanti in grado di comunicare con i ragazzi così da instaurare quella partecipazione emotiva che è la prima condizione perché un’intelligenza si apra e…

L’utilizzo dei dispositivi digitali ha sicuramente modificato le modalità di apprendimento dei giovanissimi: in particolar modo, così come ci spiega il filosofo, saggista e psicoanalista Umberto Galimberti, si è passati da un’intelligenza “sequenziale” ad un’intelligenza “simultanea”.
“Simultanea” è l’intelligenza che usiamo, ad esempio, quando guardiamo un panorama; mentre “sequenziale” è l’intelligenza che usiamo per leggere, caratterizzata da una successione rigorosa di segni grafici disposti uno dopo l’altro, e quindi dobbiamo imparare a tradurre i segni grafici in significati per poter pervenire a concetti astratti.
“La nostra intelligenza regredisce da una forma evoluta a una più elementare, come quella dei bambini che, all’asilo e alla scuola primaria, per capire le cose hanno bisogno di libri pieni di immagini”, queste le significative parole del filosofo.
Ed è proprio la lettura che contribuisce a mantenere attiva l’intelligenza sequenziale.
Ecco allora l’importanza di professori in grado di instaurare un rapporto diretto ed empatico con gli studenti, coinvolgendoli, affascinandoli, alla luce di un carisma e di una capacità comunicativa che consenta ad un docente di trasmettere non solo nozioni ma anche e soprattutto sapere e conoscenza.
Il filosofo, più dettagliatamente, fa riferimento ad insegnanti in grado di comunicare con i ragazzi, di stare con loro, di vivere con loro, così da instaurare quella partecipazione emotiva che è la prima condizione perché un’intelligenza si apra e cominci ad entusiasmarsi del mondo e della cultura che consente di comprenderlo e capirlo.
Spesso però burocrazia e formalismi legislativi sembrano condizionare la testa dei professori, fino ad impedire loro di entrare in un rapporto diretto con uno studente senza l’autorizzazione dei genitori, non riponendo fiducia nelle loro potenzialità ed attitudini, così come ci spiega dettagliatamente il filosofo.
Ecco allora il monito di Umberto Galimberti:
“Cari professori, fidatevi di questi ‘minori’ che, al giorno d’oggi, tanto minori non sono, e non tarderete ad accorgervi che, se li trattate con la considerazione che riservate agli adulti, offrirete loro non solo il modo migliore per diventarlo, ma anche il maggior impegno che di solito accompagna chi, giorno per giorno, è invitato dal riconoscimento e dal rispetto che gli viene dal professore a comportarsi come un adulto e non come un ‘minore’. Parola, questa, che sottintende un’incapacità di giudizio, di responsabilità, e perciò un bisogno di tutele, attraverso le quali ciò che si trasmette è la visone del mondo degli adulti, che rischia di spegnere le iniziative e i germi di novità che, non raccolti, lasciano i ‘minori’ in un perenne stato di minorità”, in tal modo espone la sua profonda riflessione lo psicoanalista.
Occorre, dunque, che gli insegnanti ritornino a riporre fiducia nei giovani trattandoli come adulti e non come “minori”: solo in tal modo, infatti, questi ragazzi potranno crescere e non verranno relegati in un perenne stato di “minorità” connotato da incapacità di giudizio e di responsabilità, avendo quindi sempre bisogno di tutele o di chiedere il permesso per ogni loro iniziativa.
I giovani oggi non hanno la pazienza di conoscere se stessi: hanno fretta di arrivare, di guadagnare, di essere riconosciuti; è necessario, però, ricordare loro che il tempo non deve essere accelerato perché è l’unico dono che la vita ci offre per assaporare la nostra esistenza, d’altronde la ricerca di sé presuppone pazienza e dedizione, sostituendo al nichilismo passivo il nichilismo attivo di chi non si rassegna ma inventa il proprio futuro.
Nell’età della tecnica, che prevede il conseguimento del massimo degli scopi con l’impiego minimo dei mezzi, la libertà “personale” è ridotta a una libertà di “ruolo” ma non bisogna dimenticare che si può essere felici solo attraverso l’autorealizzazione, ponendo al centro della propria vita le passioni, le ambizioni ed i sogni che sono progetti e non illusioni.
“Nel vostro cuore e nel vostro sentimento c’è ancora un sogno che è un progetto, un’illusione non ancora delusa, una finzione che non è un inganno, ma una prefigurazione di un mondo diverso da quello che vi è stato consegnato”, così conclude la sua disamina Umberto Galimberti.
di VALENTINA TROPEA