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Galimberti, ascoltare i giovani con la giusta modalità per ridare valore all’intelligenza, alla sensibilità ed alla creatività dei giovani

Aggiornamento: 27 ott

Non è semplice comprendere quale sia la modalità più opportuna per ascoltare i giovani, per capire fino in fondo quali siano i loro bisogni, le loro...

Non è semplice comprendere quale sia la modalità più opportuna per ascoltare i giovani, per capire fino in fondo quali siano i loro bisogni, le loro paure, le loro più intime fragilità, i loro sogni. Una riflessione attenta ed accurata al riguardo ci viene fornita da Umberto Galimberti, il quale partendo da una lettera, ricevuta da un giovane studente lettera di un liceo

classico dove il giovane esprime il suo pensiero in merito all’analfabetismo emotivo diffuso nelle scuole: “vi è una soppressione della creatività, del pensiero, una mortificazione dell’originalità ed una esaltazione del conformismo”. Il giovane ragazzo spiega più precisamente come gli studenti siano trattati come delle macchine, il cui fine ultimo è produrre e nessuno prende in considerazioni i pensieri, gli spunti intellettuali dei giovanissimi, proprio perché non c’è tempo ed occorre ultimare il programma, determinando così un vero e proprio fallimento da parte della scuola stessa. A tal fine Umberto Galimberti risponde affermando che si è verificata una catastrofe dovuta al fatto che alla “qualità” degli insegnanti si è sostituita la “quantità” di prodotti scolastici, onde poter misurare “scientificamente” quanto si insegna e quanto si apprende attraverso prove scritte in cui si misura, ad esempio, la capacità dello studente di sostituire il dizionario.


In pratica si chiede ad uno studente di tradurre una versione di greco o di latino così da comprendere le sue abilità anche senza un dizionario oppure si chiede di analizzare un testo ma non si svolgono più temi in classe per poter verificare l’intelligenza, la creatività, o semplicemente la sensibilità dei ragazzi. Tutto questo, senza neppure accorgercene, ha completamente demotivato tanti giovani e talentuosi studenti, i quali non riescono più ad appassionarsi alla scuola, alla cultura, al desiderio di imparare, privi di qualsiasi stimolo o incentivo. È stato introdotto il Registro elettronico dove appuntare i voti degli alunni e tutti gli aspetti relativi all’attività didattica svolta ma non è possibile parlare con gli insegnanti se non sulla base di un appuntamento predeterminato per via telematica dopo circa tre o quattro mesi.

“A scuola per questi ritardi si aggrava la situazione degli studenti, ai quali i professori tendenzialmente non parlano, non si prendono cura, e assumono nei loro confronti un atteggiamento che sarebbe giustificato se gli studenti fossero una controparte, e non quella parte a cui i professori dovrebbero dedicare anima e corpo per favorirne la crescita con reciproca soddisfazione”, così sostiene senza esitazione alcuna Umberto Galimberti.

In realtà è proprio lo psicoanalista che sottolinea l’importanza imprescindibile di un insegnante nel percorso formativo di uno studente: in una fase difficile, proprio come l’adolescenza, il ruolo svolto da un docente è un ruolo senza eguali ed occorre sempre soppesare le parole, che spesso possono determinare conseguenze spiacevoli nella vita dei giovanissimi.

Il messaggio che vuole trasmetterci Galimberti è inequivocabile: il ruolo formativo svolto dalla scuola nei confronti dei giovani è chiaro ed evidente. Occorre ristabilire un equilibrio tra educatori ed educandi tale da riuscire a valorizzare l’intelligenza, la sensibilità, la creatività degli studenti, così da consentire loro di crescere responsabilmente, all’insegna della consapevolezza del loro operato e dell’importanza delle proprie azioni.

di Valentina Tropea

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