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Galimberti, appassionare i bambini, insegnando loro a pensare, riscoprendo la bellezza della vita ed imparando da piccoli a gestire le emozioni

Aggiornamento: 2 giorni fa

Si sottolinea, quindi, l'importanza di un insegnante capace di trasmettere il proprio sapere agli studenti ed al contempo abbastanza carismatico da "affascinare" i giovanissimi, carpendo la loro attenzione ed appassionandoli con lo studio, instaurando un...

Il rapporto che si instaura tra genitori ed insegnanti appare sempre molto articolato: in tale preciso contesto storico il clima tra famiglie ed istituzioni scolastiche risulta essere teso e ciò comporta delle conseguenze negative in primis nei confronti di bambini e ragazzi.

I genitori, sempre più assenti e desiderosi di demandare ad altri il loro compito educativo, trascurano i loro figli, non ritagliandosi più uno spazio per ascoltarli, per trascorrere del tempo assieme, così da comprendere fino in fondo quali sono le loro aspirazioni ed ambizioni.

Il rapporto genitore/figlio ha subito una profonda metamorfosi ed anche in tal caso il mutamento è avvenuto in senso peggiorativo.

A tal riguardo il filosofo, saggista e psicoanalista Umberto Galimberti coglie l'occasione per esprime il suo pensiero, rispondendo ad alcune domande che gli sono state poste proprio da un docente.

Non si comprende perché quell'alleanza educativa, quel confronto costruttivo tra genitori ed insegnanti, che dovrebbe rappresentare il presupposto imprescindibile per garantire ai giovani autonomia e senso di responsabilità, col tempo si sia perduto, compromettendo spesso anche l'autorevolezza stessa del docente.

In merito a tale aspetto lo psicoanalista Galimberti, in maniera significativa, spiega quali sono i mali della scuola.

"Il primo è costituito dagli insegnanti, molti dei quali o non sanno la loro materia, o non la sanno comunicare nel modo giusto, o non sono abbastanza carismatici da affascinare i ragazzi che, solo se affascinati, trovano gusto e passione per lo studio. Quando si ha carisma, da cui scende un'automatica autorevolezza, la disciplina non è un problema, e quando lo è, ciò è dovuto al fatto che il professore non è all'altezza del suo compito", queste le parole del filosofo.

Si sottolinea, quindi, l'importanza di un insegnante capace di trasmettere il proprio sapere agli studenti ed al contempo abbastanza carismatico da "affascinare" i giovanissimi, carpendo la loro attenzione ed appassionandoli con lo studio, instaurando un rapporto empatico senza mai trascurare la sua autorevolezza, indispensabile per garantire quella funzione educativa esercitata nei loro confronti.

"Il secondo problema sono i genitori i quali, dopo che non hanno mai detto un no ai loro figli, e mai hanno chiesto loro un sacrificio, per non avere conflitti in famiglia, invece di riprovare la loro condotta indolente (eufemismo per non dir di peggio), riprovano la condotta dei professori che, con le loro valutazioni, richiamano i ragazzi a un minimo ( e dico minimo) impegno", così continua la sua riflessione Umberto Galimberti.



Ecco allora che i genitori finiscono per trascurare la loro funzione educativa, diventando "sindacalisti" dei loro figli, pensando così, erroneamente, di guadagnarsi la loro stima ed il loro rispetto, dimenticando però che alla base della relazione che si instaura tra genitore e figlio debba esserci non un rapporto confidenziale ma quell'autorevolezza che guida i giovani nel loro percorso di sviluppo e crescita personale.

Spesso i bambini, sin da piccoli, nella loro stagione dei "perché", pongono delle domande ai loro genitori che fanno pensare, senza però avere mai delle risposte, ma anzi sentendosi rispondere : "Quando sarai grande capirai". Questo comporta che ciò che appare più impegnativo, ciò che richiede profonda riflessione, non abbia ragion d'essere e venga profondamente trascurato. Ciò determina conseguenze deleterie: si avranno ragazzi superficiali ed incapaci di affrontare responsabilmente qualsiasi problema.

Ecco allora la necessità di ritornare ad appassionare i bambini, insegnando loro a pensare, riscoprendo la bellezza della vita ed imparando da piccoli a gestire il dolore. Solo in tale maniera sarà possibile crescere in maniera sana ed equilibrata, sviluppando la capacità di relativizzare il dolore ed acquisendo tutti gli strumenti per andare avanti e costruire il proprio futuro all'insegna delle proprie passioni ed ambizioni, senza mai mollare, demoralizzarsi o abbattersi.


di VALENTINA TROPEA





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