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Enrico Galiano: "È ora di insegnare ai bambini che amare non vuol dire possedere. È ora di crescere figli che sappiano piangere, chiedere scusa, cambiare idea. È ora di essere uomini diversi"

Aggiornamento: 6 giorni fa

Ogni progetto educativo richiede senz'altro tanta cura, dedizione, presenza costante e soprattutto tempo per poter insegnare ai giovani, sin da piccoli, quali siano i valori...


Ogni progetto educativo richiede senz'altro tanta cura, dedizione, presenza costante e soprattutto tempo per poter insegnare ai giovani, sin da piccoli, quali siano i valori fondamentali che potranno fungere da punti di riferimento per l'arco della loro intera esistenza.

La funzione svolta da un educatore, in qualità di genitore o di insegnante, presuppone una talento particolare, una sensibilità speciale tale da ravvisare fin da subito dove porre l'accento, così da dare un segnale forte, al fine di garantire una crescita sana ed equilibrata delle nuove generazioni, permettendo loro di comprendere il vero senso della vita, senza lasciarsi fuorviare da una società troppo spesso superficiale e dedita all'apparenza più che all'essenza di ognuno di noi, nella quale omologarsi per poter ritrovar ricevere approvazione e consenso.


Lo scrittore ed insegnante italiano Enrico Galiano, attraverso una riflessione pregna di significato, esprime il suo pensiero in merito, soffermandosi sui femminicidi e sull'importanza di insegnare ai bambini il valore di un no, evidenziando alcuni aspetti importanti da non sottovalutare, segnali importanti da non trascurare.


"I femminicidi cominciano quando non insegniamo ai bambini il valore di un no.

Cominciano quando ridiamo se un bambino spintona una bambina per attirare l’attenzione, e diciamo: “Vuol dire che gli piaci!”.

Quando a un maschio diciamo “Sii forte”, e a una femmina “Abbi pazienza”.

Quando un figlio torna a casa in lacrime e gli diciamo “Non fare la femminuccia”.

Quando una figlia torna a casa in lacrime e le diciamo “Ma che hai fatto stavolta?”

Cominciano quando un padre si vanta di proteggere la figlia dai ragazzi, ma non di insegnare al figlio il rispetto.

Quando vediamo un ragazzino insultare una compagna e pensiamo: “Sono cose che succedono”.

Quando lasciamo che crescano con videogiochi e canzoni in cui le donne sono premi, e l’amore possesso.

Quando, se una ragazzina ha tanti ragazzi, è “una facile”, e se è un ragazzo a farlo, è “un vero uomo”.

I femminicidi cominciano quando guardiamo i notiziari e commentiamo: “Era matto”, “Un raptus”, “Lei però lo aveva lasciato così, da un giorno all’altro”.

Cominciano quando i padri non parlano mai d’amore con i figli. O, peggio, quando gli parlano d’amore come se fosse una guerra da vincere.

Cominciano quando si parla più della vittima che del colpevole.

Quando le scuole parlano di tutto tranne che di sentimenti.

Quando un maschio cresce pensando che chiedere scusa sia segno di debolezza.

Quando ci diciamo che queste cose succedono “alle altre famiglie”, “in altri ambienti”, “non certo qui”.

E invece no.

I femminicidi cominciano anche qui.

Cominciano quando noi uomini non ci guardiamo allo specchio.

Quando, pur non avendo mai sfiorato una donna con un dito, ci convinciamo di essere innocenti.

Quando ci indigniamo, sì, ma non cambiamo.

Quando ci sentiamo al sicuro perché “io queste cose non le farei mai”.

Ma se siamo un po’ onesti, davvero onesti con noi stessi, lo sappiamo: non basta non farle.

Lo sappiamo che questo patriarcato che tanto nominiamo non è una teoria da convegno.

È qualcosa che ci sporca le mani anche quando sembrano pulite.

È nelle battute che lasciamo passare, negli sguardi che abbassiamo, nelle frasi che non correggiamo.

E allora è ora di guardarsi allo specchio.

È ora di insegnare ai bambini che amare non vuol dire possedere. E che anche se l’amore può essere una passione a volte violenta, la violenza non c’entra nulla con l’amore.

È ora di crescere figli che sappiano piangere, chiedere scusa, cambiare idea.

È ora di essere uomini.

Uomini diversi da quelli che ci hanno insegnato a essere", queste le significative parole di Enrico Galiano.


È importante, pertanto, insegnare ai giovanissimi, sin da bambini, il valore di un no, facendo comprendere loro fino in fondo come l'amore non abbia nulla a che fare con il possesso perché si tratta di un sentimento puro, sincero, che presuppone rispetto incondizionato, gentilezza, ascolto, desiderio di rendere felice l'altra persona tenendola per mano senza mai essere scortesi o prevaricare, lasciando a chi si ama la possibilità di scegliere sempre, senza dover tollerare imposizioni o subire soprusi.

Occorre, pertanto, crescere figli che sappiano piangere, chiedere scusa, cambiare idea, così da permettere loro di diventare uomini diversi, uomini capaci di guardarsi allo specchio, degni di essere considerati tali.



di VALENTINA TROPEA






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