Enrico Galiano: "Per la mia esperienza, sono proprio i ragazzi che hanno più difficoltà ad avere più bisogno di queste opportunità. Se li tagliamo fuori, specie quando sono così giovani, non facciamo altro che demotivarli..."
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Non è semplice svolgere adeguatamente la funzione di educatore ed in qualità di insegnante il compito appare alquanto impegnativo: essere un punto di riferimento per tanti giovani studenti, senza perdere la propria autorevolezza, riuscendo a trasmettere non solo sapere e conoscenza ma anche principi basilari per una scuola che non solo istruisca ma anche educhi, richiede passione, dedizione, impegno, e soprattutto tempo da investire nelle nuove generazioni, spesso bisognose di una guida che possa indirizzare la strada giusta da percorrere.
La scuola, a tal fine, dovrebbe garantire delle opportunità proprio a chi si trova maggiormente in difficoltà, senza emarginare o escludere chi invece avrebbe bisogno di maggiori cure, attenzioni, maggiori stimoli, così da evitare di trasmettere quella demotivazione che rende i giovani troppo spesso poco partecipativi e privi di empatia.
A tal riguardo lo scrittore ed insegnante italiano Enrico Galiano, citando un avvenimento molto spiacevole verificatosi da poco tempo, sottolinea l'importanza di una scuola inclusiva, che prescinda dal concetto di "merito", che prescinda dalla selezione dei "migliori", ma che sappia tirare fuori da ognuno il meglio, accogliendo chi ha più bisogno, senza alcuna disparità di trattamento, ma preoccupandosi solo di garantire agli studenti un processo formativo e di crescita adeguato e conforme alla loro giovane età.
Pertanto Enrico Galiano coglie l'occasione per esprimere il suo pensiero in tal modo:
"Qualche giorno fa mi scrive una mamma di un ragazzino. Lui frequenta una scuola in cui a breve devo andare a fare un incontro. Allegata al messaggio, la circolare che vedete qui.
Che è successo?
Be’, che quella scuola ha avuto la brillante idea – senza dirmi niente, fra l’altro – di offrire questo incontro solo a chi aveva una certa media scolastica (dal 9 in su).
La mamma, ovviamente, era affranta: il figlio ci teneva tantissimo, ma la sua media non bastava.
Immaginatevi la mia reazione (se un pochino mi conoscete).
No, non l’ho presa bene.
Ho chiamato immediatamente la scuola, bypassando casa editrice e libraio. Ho scritto una mail personale alla dirigente. E la cosa che mi ha fatto più male è stata la sua risposta, in cui sostiene che loro promuovono l’inclusione, e che i posti in teatro erano pochi, e siccome questo “premio” ai “meritevoli” era arrivato a loro insaputa, tipo "Sorpresa! Hai nove e quindi guarda cosa ti regalo!" non c’è nessun criterio di esclusività.
Ho letto il tutto tre volte. Anche se scritto in modo un po’ fumoso e arzigogolato, il senso era quello. E si poteva riassumere così: noi non escludiamo nessuno, tranne quelli che non hanno la media alta.
Ora: io non dirò nomi né niente. Non sono Fabrizio Corona. Ma.
A scanso di equivoci. Per il futuro.
Io sottoscritto Enrico Galiano non sarò MAI disposto a fare incontri con gli studenti dove alcuni sono ammessi e altri no, in base alla media scolastica, al comportamento, alla razza, alla religione e nemmeno se tifano Inter (ok, qui mi devo un po' sacrificare).
Per la mia esperienza, sono proprio i ragazzi che hanno più difficoltà ad avere più bisogno di queste opportunità. Se li tagliamo fuori, specie quando sono così giovani, non facciamo altro che demotivarli ancora di più e a farli sentire esclusi.
E, una volta per tutte: basta con questa bufala dei “più meritevoli”. Specie se il merito è stabilito attraverso la media scolastica.
Penso ai bambini e alle bambine dell’infanzia, o della primaria, che fin da piccoli si sentono parlare di questo “merito”: e quindi vengono abituati fin da piccoli al concetto di premi e punizioni, se fai il bravo ti meriti questo e se non fai il bravo ti meriti quest’altro.
Penso ai ragazzi e alle ragazze più grandi, che alle medie sono buttati nello tsunami della preadolescenza e hanno bisogno di tutto, di affetto, di ascolto, di calma, di bellezza, ma non certo di una linea che divide meritevoli e non meritevoli.
La scuola non è un posto dove si vanno a selezionare i migliori: è quello dove si va a tirare fuori il meglio da ciascuno.
E si fa aprendo loro le porte, non chiudendole"
di VALENTINA TROPEA