Enrico Galiano:"I bambini non sono un mondo da spiegare, sono un mondo da raggiungere. Educare non significa plasmare dall’alto,ma avere il coraggio e l’umiltà di salire su, dove loro abitano davvero"
- La Redazione
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Aggiornamento: 4 giorni fa
I bambini rappresentano una risorsa preziosa per ogni educatore attraverso quella loro purezza e sincerità che spesso è così disarmante da...

I bambini rappresentano una risorsa preziosa per ogni educatore attraverso quella loro purezza e sincerità che spesso è così disarmante da lasciare senza parole. Si tratta di una dote naturale: saper stupire attraverso dolcezza e spensieratezza, in maniera semplice e senza alcuno sforzo, alla luce di una spontaneità che rende i più piccoli davvero speciali ed unici.
La cosa più importante da comprendere, pertanto, è come educare significhi proprio tendere verso l'alto e non piegarsi verso il basso.
A tal proposito lo scrittore ed insegnante italiano Enrico Galiano coglie l'occasione per soffermarsi proprio su tale aspetto, attraverso una disamina mai scontata ma sempre pregna di significato.
"La storia dietro questi versi è di quelle che meglio se ti tieni vicino un pacchetto di fazzoletti.
L’autore non è soltanto un poeta. È Janusz Korczak. Sapete chi era?
Un medico, un pedagogo, uno scrittore. Ma soprattutto un uomo che ha amato i bambini come pochi altri al mondo. Li ha difesi, ascoltati, protetti. Li ha presi sul serio, quando nessuno lo faceva.
Nel suo orfanotrofio a Varsavia, i bambini avevano una loro corte di giustizia, una radio, un giornale. Nessuna punizione, nessuna voce grossa. Solo rispetto, cura, fiducia.
Per lui educare non voleva dire piegare verso il basso, ma tendere verso l’alto.
E quando nel 1942 i nazisti andarono a prendere i suoi bambini, Korczak avrebbe potuto salvarsi. Ma scelse di restare con loro. Li accompagnò fino all’ultimo treno. Fino all’ultimo respiro. Non per eroismo, ma per coerenza. Per amore.
E allora questa poesia non è solo una riflessione bella. È un testamento.
Questa poesia dovrebbero leggerla tutti quelli che lavorano con i bambini. E anche chi crede di non averne più bisogno.
Perché no, la vera fatica non è abbassarsi. Non è parlare più piano, scegliere parole semplici, piegarsi per allacciare scarpe o ascoltare storie sconnesse.
La vera fatica è innalzarsi. Salire fino all’altezza dei loro sentimenti. In punta di cuore, più che di piedi.
Avere il coraggio di guardare il mondo dalla loro altezza, stare attenti a non calpestare sogni, urtare paure, ridere dove fanno sul serio.
I bambini non sono un mondo da spiegare: sono un mondo da raggiungere.
Korczak lo sapeva. Lui, che con i bambini è rimasto fino alla fine, dentro un tempo in cui sarebbe stato più facile fuggire. Lui sapeva che educare non significa plasmare dall’alto, ma avere il coraggio – e l’umiltà – di salire su, dove loro abitano davvero.
È lì che si impara a essere umani.
'Dite: è faticoso frequentare bambini.
Avete ragione.
Poi aggiungete: bisogna mettersi al loro livello,
abbassarsi, inclinarsi, curarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.
È piuttosto il fatto di essere obbligati a innalzarsi
fino all'altezza dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.
Per non ferirli'.
Attraverso questa profonda riflessione possiamo avere contezza, fino in fondo, di quanto sia entusiasmante ed unico il mondo dei bambini e di come sia importante per un educatore essere in grado di ascoltarli, comprenderli, dedicando loro tempo, pazienza e tante attenzioni; d'altronde i bambini non sono un mondo da spiegare ma un mondo da raggiungere. Educare non significa plasmare dall’alto, ma avere il coraggio e l’umiltà di salire su, dove loro abitano davvero. Non occorre sforzarsi ad abbassarsi ma la vera fatica è innalzarsi, guardando il mondo con i loro occhi, salendo fino all’altezza dei loro sentimenti in punta di cuore e non di piedi.
Bisogna avere il coraggio di guardare il mondo dalla loro altezza, avendo cura di non calpestare sogni, desideri, progetti, speranze.
di VALENTINA TROPEA