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Docenti più pagati in Veneto che in Calabria: gli effetti dell’autonomia differenziata sul futuro della scuola. Stesso lavoro ma diverso stipendio? Tali disuguaglianze sono intollerabili

Il tema dell’autonomia differenziata costituisce un aspetto estremamente dibattuto in ambito politico e fonte di innumerevoli…



Il 28 giugno 2024 è entrata in vigore la legge sull’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario. La proposta, voluta dal ministro Calderoli, mira a trasferire maggiori poteri decisionali e gestionali alle Regioni in ambiti chiave come istruzione, sanità, trasporti ed energia. Il tema dell’autonomia differenziata costituisce un aspetto estremamente dibattuto in ambito politico e fonte di innumerevoli tensioni.


Su La Repubblica si procede ad un’analisi sui rischi e gli effetti dell’autonomia differenziata sul futuro della scuola «che va in frantumi». Gli effetti dell’autonomia differenziata vengono prefigurati da «intellettuali, sindacati, comitati e opposizioni pronti al referendum. Siamo sul piano delle ipotesi e dei rischi. Due in particolare: contratti regionali per i prof e crescita delle diseguaglianze tra i banchi».




I docenti assunti dalle Regioni verranno pagati di più?

«Questo è il tema principale sul quale non ci sono garanzie – osserva Luca Bianchi, direttore di Svimez. Svincolare gli stipendi dal contratto nazionale reintrodurrebbe le gabbie salariali e sarebbe disastroso: una maestra è tale a Scampia come a San Babila e non c’entra il costo della vita».


Gli squilibri territoriali

L’autonomia differenziata rischia di accentuare le disuguaglianze già presenti nel nostro Paese. «Un bambino che vive a Napoli frequenta un anno di scuola in meno, senza mense e tempo pieno, rispetto al suo coetaneo di Milano. La regionalizzazione della scuola – scrive Repubblica – rischia di accentuare le disuguaglianze trai banchi».


Non possiamo rischiare di avere una scuola di serie A e una scuola di serie B – rilancia D’Aprile (Segretario Generale della UIL Scuola) – con stipendi, programmi, offerta formativa e organici diversi in 20 regioni. Esistono dei diritti universali della persona, come l’istruzione, che non possono essere regionalizzati. (CLICCA QUI)



“Con l’autonomia differenziata si realizza un disegno secessionistico che fa carta straccia della coesione sociale e territoriale che sono alla base della nostra Repubblica”. Così Gianna Fracassi, segretaria generale della FLC CGIL, commenta l’approvazione definitiva del disegno di legge sull’autonomia differenziata.


“Lo Stato fino ad oggi aveva competenza esclusiva sul sistema scolastico, da domani le norme generali sull’istruzione potranno essere devolute completamente alle Regioni sulla base di intese. Una autonomia a la carte, dove ciascuno sceglie cosa prendere”. Sottolinea la leader del sindacato dei lavoratori della Conoscenza.





“Tutto ciò – aggiunge- avverrà senza risorse, penalizzando non solo le regioni del Sud ma anche le aree interne e la periferia.  Il nostro diventerà un Paese a 20 velocità sull’istruzione, con l’aumento delle disuguaglianze territoriali anche all’interno della stessa Regione.”


“Il DDL – spiega la dirigente sindacale- prevede funzioni, tra le norme generali, che non hanno costo e che possono essere trasferite alle Regioni a prescindere dai Lep: la ridefinizione dei curricoli nei diversi ordini di scuola; la revisione dei criteri di formazione delle classi; la revisione di criteri e parametri per la determinazione complessiva degli organici; fino agli orari e alla strutturazione dell’anno scolastico, alla formazione e al reclutamento degli insegnanti, all’autonomia scolastica e agli organi collegiali”.


“Una balcanizzazione dei diritti inaccettabile - tuona Fracassi- e un danno irreparabile soprattutto per gli studenti e le studentesse, perché spogliare lo Stato centrale di queste competenze fondamentali è in contrasto con gli articoli 33 e 34 della Costituzione sul versante dell’universalità dei diritti e del rispetto delle libertà, inclusa la libertà di insegnamento”.

Si prospetta, quindi, un futuro incerto proprio con riferimento alla scuola: garantire un’istruzione equa ed inclusiva per tutti diviene sempre più un’utopia.




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di VALENTINA TROPEA




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