I docenti come il personale delle Forze armate devono poter andare in pensione a 59 anni col massimo contributivo. Non si comprende perché, invece, a scuola, dobbiamo avere più di 230 mila over 60 che continuano a lavorare...
Si continua a parlare di burnout e pensione anticipata per il personale della scuola italiana. Dai dati di un ultimo studio effettuato dall’Health & Sustainability LAB emerge una situazione allarmante: "un insegnante su due manifesta sintomi di esaurimento emotivo, depersonalizzazione o bassa realizzazione personale".
Veronica Velasco, docente di Psicologia, responsabile dello studio, sottolinea che i principali fattori di stress sono il “mancato riconoscimento sociale ed economico, unito al sovraccarico burocratico".
Lo specialista Lodolo D'Oria invece asserisce che " l'alto rischio a cui sono sottoposti i docenti dipende dalla tipologia del rapporto asimmetrico che hanno con la loro utenza, più ore al giorno, 5 giorni a settimana, 9 mesi all'anno, per cicli che vanno dai 3 ai 5 anni." Sono diversi gli studi che confermano l'alto rischio di burnout, una situazione che spinge la categoria ad organizzarsi, oltre a chiederne il riconoscimento chiede l'uscita anticipata dal lavoro rispetto ad altre categorie meno usuranti.
Tra i vari sindacati che sostengono di ridurre l’età media dei docenti italiani troviamo l' ANIEF, per Pacifico: "bisogna andare in pensione a 60 anni, con riscatto gratuito della laurea, e non certo come adesso che si può lasciare il lavoro quasi a 70. A dirlo è Marcello Pacifico, presidente del sindacato autonomo Anief, a proposito dell'anticipo pensionistico da attuare per forza di cose nella scuola, perché è impensabile non riconoscere la presenza dell’elevato burnout per chi lavora negli istituti scolastici derivante dallo stress da lavoro correlato.
Il sindacalista invita quindi il personale interessato e i cittadini che vogliono il bene della scuola e del suo personale, in primis degli studenti, a sottoscrive la petizione online attraverso la quale per il personale che lavora negli istituti scolastici si chiede il pensionamento a 60 anni e il riscatto gratuito degli anni di formazione universitaria: in poche settimane la petizione ha raccolto oltre 75 mila adesioni. È ancora possibile firmare e sostenere la richiesta online e condividerla nei social media. "Abbiamo visto – dichiara Pacifico all’agenzia Teleborsa - che ci sono delle norme che permettono al personale delle Forze armate di poter andare in pensione a 59 anni col massimo contributivo e non si comprende perché, invece, a scuola, dobbiamo avere più di 230 mila over 60 che continuano a lavorare, aumentando quel gap generazionale tra alunni rispetto agli insegnanti e al personale scolastico. È evidente che bisogna riconoscere che, anche nella scuola, sia opportuno lasciare il lavoro a 60 anni e col massimo contributivo, come avveniva prima".
Secondo il leader dell’Anief "sarebbe un segno di riconoscimento per il personale scolastico, unitamente al fatto che per gli ufficiali dell'esercito è previsto ancora oggi il riscatto gratuito degli anni di formazione della laurea come avviene anche in Germania. Anche in questo caso – continua Pacifico - si comprende perché nella scuola bisogna pagare più di 7-8 mila euro per ogni anno di riscatto di un titolo, che poi serve per accedere alla formazione”. La gratuità del riconoscimento ai fini previdenziali “permetterebbe anche di poter aumentare il numero dei laureati e sarebbe anche un’importate misura di valorizzazione della laurea, in un Paese dove purtroppo da 15 anni si registrano sempre meno studenti che concludono l’Università. Questa proposta, tra l’altro, era stata già avanzata dall'ex presidente dell'Inps Raffale Tridico”.
di LA REDAZIONE