"La vicenda giudiziaria sull’alto numero di docenti e amministrativi che a seguito del passaggio nel sistema ..."

Cresce l’attesa per oltre 300mila insegnanti che in Italia hanno lavorato nelle scuole paritarie e che chiedono il riconoscimento del servizio ai fini degli scatti stipendiali e della ricostruzione di carriera, con risarcimenti e aumenti stipendiali: tra 15 giorni, il prossimo 12 marzo, la Corte di Giustizia Europea si esprimerà a Lussemburgo sul ricorso presentato dal sindacato Anief sulla validità di servizio svolto nelle scuole paritarie, reputato dall’amministrazione inferiore a quella dei periodi di lavoro condotti negli istituti statali.
La vicenda giudiziaria sull’alto numero di docenti e amministrativi che a seguito del passaggio nel sistema scolastico statale non si sono visti riconoscere i periodi di lavoro svolti nelle paritarie, ai fini degli scatti stipendiali e della ricostruzione di carriera, ha vissuto una prima svolta il 14 agosto 2023, quando il tribunale di Padova, su ricorso patrocinato dall’avvocato Zampieri con l’intervento del sindacato Anief, ha rimesso la questione alla Corte di Giustizia Europea (CGUE), chiedendo un’interpretazione normativa sulla valutabilità degli anni di servizio nelle scuole paritarie.
Nell’occasione, l’avvocato Walter Miceli (Anief) ha spiegato che questa decisione potrebbe cambiare radicalmente la situazione: “La pronuncia interpretativa della CGUE è vincolante e, se favorevole, orienterà i Tribunali nazionali verso il pieno riconoscimento del servizio prestato nelle scuole paritarie”. L’udienza pubblica per la decisione della Corte di Giustizia Europea è stata fissata per il 12 marzo prossimo e potrebbe avere un impatto significativo, simile a quello della sentenza sulla Carta del Docente, con cui la sempre la Corte Ue ha riconosciuto il beneficio pure agli insegnanti a tempo determinato, costringendo il legislatore italiano ad adeguare la normativa. Una pronuncia favorevole della Corte - ha aggiunto il legale - non solo orienterebbe le decisioni dei giudici italiani, ma potrebbe spingere il legislatore a intervenire per risolvere il problema una volta per tutte accordando piena equiparazione tra scuola statale e quella paritaria”.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ricorda che “in via preliminare nemmeno che il Testo Unico della Scuola, del 1994, non negava la validità per intero del servizio svolto nelle paritarie. La problematica prende corpo immediatamente dopo l'immissione in ruolo nella scuola statale, quando il lavoratore chiede di effettuare la ricostruzione di carriera e scopre che il periodo svolto nelle paritarie non viene considerato al 100%. E sono tantissimi i docenti entrati in ruolo con un trascorso nella scuola paritaria. Anief ricorda che c’è una diffida da inviare, per evitare i termini di prescrizione di legge; poi, ce la giocheremo tutti in Europa sulla parità di trattamento e sul principio di non discriminazione”,
Anche la stampa specializzata sembra avere le idee chiare: la situazione “ha origine nella mancanza di una normativa specifica dopo la riforma del Sistema Nazionale di Istruzione del 2000. Sebbene le scuole paritarie facciano parte del sistema pubblico e offrano lo stesso piano formativo delle scuole statali, rilasciando titoli di studio equivalenti, la giurisprudenza italiana ha negato la possibilità di valutare il servizio prestato in queste istituzioni per la ricostruzione della carriera. In particolare, la Corte di Cassazione, con sentenze del 2019 e del 2021, e la Corte Costituzionale nel 2021 hanno confermato questa interpretazione restrittiva”.
di LA REDAZIONE