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Docenti di sostegno, la continuità didattica non può essere garantita dalla chiamata diretta delle famiglie. È necessario assumere i docenti già specializzati

La norma dei docenti di sostegno precari ben voluti dalle famiglie apre le porte al clientelismo, lo dice senza girarci intorno il segretario nazionale del sindacato UIL SCUOLA RUA Giuseppe D'Aprile




La norma sulla quale si sta discutendo in questi giorni e che interesserebbe i docenti di sostegno precari in merito alla continuità didattica non solo trova la contrarietà dei sindacati e dei docenti ma sembra anche che non convince i vertici della maggioranza impegnati nel ramo dell'istruzione.

Una norma che va a ledere i diritti acquisiti di docenti precari, docenti specializzati e addirittura docenti di ruolo ( LEGGI L'ARTICOLO ).

La norma dei docenti di sostegno precari ben voluti dalle famiglie apre le porte al clientelismo, lo dice senza girarci intorno il segretario nazionale del sindacato UIL SCUOLA RUA Giuseppe D'Aprile.


Il tema della continuità dei docenti di sostegno precari «A richiesta dei genitori, se soddisfatti di come il docente si è rapportato con il giovane con disabilità, il docente può restare accanto allo studente per tre anni», così il ministro Valditara sta annunciando ormai da mesi. Stiamo parlando di persone il cui futuro professionale viene legato al giudizio delle famiglie.

Il segretario generale della Uil Scuola Rua Giuseppe D’Aprile dichiara che si tratta di un sistema che è in netto contrasto con il nostro sistema statale e costituzionale, garante di laicità, trasparenza e pluralismo. In definitiva stiamo parlando di clientelismo, senza giri di parole.

Scegliersi i docenti equivale a trasformare l’istruzione, costituzionalmente definita quale funzione essenziale dello Stato, in un servizio che risponderebbe solo ai “desiderata” delle famiglie.

Le decisioni annunciate in Consiglio dei ministri non escludono il pericolo della privatizzazione della scuola, sempre incombente, e caratterizza le scelte della Legge 107 che prende a modello il sistema delle scuole private: scelta dei docenti e definizione del piano dell’offerta formativa ad opera del singolo, senza “intralci collegiali”.

Piuttosto si riapra il numero chiuso delle università che specializzano sul sostegno e si assumano i docenti già specializzati. Per garantire insegnanti qualificati sul sostegno e la continuità didattica. Le soluzioni ci sono, le abbiamo più volte proposte. Non è necessario inventarsi altro.


A SEGUIRE L'ANALISI SUL TEMA FATTA SU UN CASO SPECIFICO. ABBIAMO RISPOSTO ALL'INTERROGATIVO POSTO IN ESSERE DA UNA DOCENTE DI RUOLO


Insegnanti di sostegno precari scelti dalle famiglie? Un modo nuovo per garantire la continuità? Se da un lato si cerca di capire la buona volontà del Ministro Valditara nel gestire l'esigenza della continuità didattica in primis sui posti di sostegno, dove i rapporti da curare necessitano di continuità, dall'altro c'è da dire che nell'assegnare le cattedre da sempre c'è una gerarchia da rispettare. Una gerarchia che vede in cima i docenti di ruolo, a seguire i docenti specializzati inseriti in prima fascia e i docenti non specializzati di seconda e terza fascia.

Dopo l'articolo di ieri all'interno del quale è emerso il disappunto del sindacato ANIEF, critico sul passare alle famiglie la decisione ultima di confermare o meno il docente di sostegno, sono giunte una serie di domande e lamentele da parte di docenti precari, di docenti specializzati, che stanno seguendo un percorso di specializzazione e addirittura di docenti di ruolo.

Oggi proviamo a rispondere ad una docente di ruolo, docente di sostegno nella scuola primaria. A seguire il quesito:

"Gentile esperto dopo la lettura dell'ultimo articolo che avete redatto sulla questione della continuità dei tre anni, rivolta ai docenti precari voluta dal Ministro Valditara, mi è sorto un forte dubbio. Ho un contratto a tempo indeterminato, su una cattedra di sostegno, nello specifico la classe della quale sono docente e il discente certificato che mi è stato assegnato nella medesima è una classe quinta di una scuola primaria. Quindi il prossimo anno il dirigente scolastico dovrà assegnarmi un altro alunno certificato in quanto "il mio alunno" passerà alla scuola secondaria di I grado.

Nella scuola, dove presto servizio, non essendo previsti nuovi inserimenti di discenti con certificazione dovrei essere assegnataria di un discente certificato già presente nell'istituto, seguito nel corrente anno scolastico da docente precario.

La domanda è la seguente: Quale sarebbe la mia posizione se le famiglie si fossero "trovate bene" con i docenti precari che si sono presi cura dei loro figli, nel corrente anno scolastico, e quindi decidessero di confermare i docenti stessi? Diventerei perdente posto per i prossimi tre anni, e quindi essere spostata di scuola, oppure passerei sul potenziamento?

La mia, ci tengo a dirlo, in quanto non mi reputo una sprovveduta, più che una domanda vuole essere una provocazione in quanto non esiste e non è lontanamente pensabile che dopo essermi specializzata, aver vinto un concorso ed essere passata di ruolo debba lasciare la mia scuola dove sono presenti cattedre che mi spettano di diritto. Continuità sì ma non così mi vien da dire. Spero che in qualche modo questo mio pensiero, unito a quello di tanti, arrivi nei luoghi giusti dove si decidono le sorti dell'istruzione. La continuità deve seguire dei principi e delle priorità, penso sia logico pensare che bisogna dare precedenza, per capacità e competenze, a chi è di ruolo in primis e a seguire a chi è specializzato e solo dopo ai precari non specializzati.

Non si può far diventare le famiglie giudici e assegnatari di incarichi in quanto non gli compete. La continuità non può essere basata sull'essersi trovati bene umanamente con una persona. La famiglia, nella maggior parte delle circostanze sceglierebbe in base al rapporto che si è instaurato con il docente. L'alunno ha bisogno di continuità ma soprattutto di competenza. Per la competenza sono stati istituiti i percorsi di specializzazione e per il ruolo sono stati indetti i concorsi. Spero in un Vostro cordiale riscontro. Continuità fatta di competenza".

RISPOSTA

Gentilissima lettrice, nel suo caso entrano in gioco l'organico di fatto e di diritto. Ogni scuola a suo tempo fa richiesta, per quanto riguarda il sostegno, di un determinato numero di ore e quindi di cattedre. Certamente, è logico pensarlo, viene riconosciuta una precedenza a chi è presente nella graduatoria interna dell'istituto. È pur vero che quanto introdotto in merito alla continuità didattica dei precari, ancora non confermata definitivamente, è una novità.

Lei in merito al quesito non dovrebbe avere difficoltà. In merito alla sua dichiarazione su una continuità fatta di competenza non possiamo che confermare. Non è sufficiente essersi trovato bene ma è altresì necessario garantire competenza. L'empatia e instaurare un buon rapporto sono alcune delle caratteristiche della formazione, ad esse va abbinata la competenza supportata dai titoli, dalla formazione e dall'esperienza.


L'auspicio è che per i precari venga rimesso tutto alle graduatorie GPS, di prossima uscita. Il lavoro è un diritto e molti docenti stanno facendo sacrifici nel specializzarsi sul sostegno. Ricordiamolo, superando in primis una selezione all'ingresso del percorso abilitante, seguendo anche di presenza il percorso e superando un esame finale. Il tutto ad un costo non indifferente in termini economici, di tempo e di sacrifici.

Non è assolutamente pensabile che un docente di prima fascia, specializzato sul sostegno, possa non prendere una cattedra perché una famiglia ha deciso che a prendersi cura del proprio figlio debba essere un docente non specializzato.

La continuità, almeno ad oggi e fin quando non verrà fatto un piano di stabilizzazione, ha senso solo ed esclusivamente se un docente, grazie ad una graduatoria verrà richiamato nella medesima scuola. A monte non si può assolutamente prendere una decisione del genere, almeno per come impostata fino ad ora.


Nell'articolo uscito ieri è stato ricordato che "l'insegnante di sostegno è attribuito dallo Stato alla scuola autonoma e da essa alla classe e che è un docente della classe come l'alunno con disabilità è alunno della classe."



Se il regolamento delle supplenze, contenente la continuità didattica per tre anni dei docenti precari a discrezionalità delle famiglie, sarà confermato nella versione finale in Consiglio dei Ministri, lunedì prossimo, nel prossimo decreto legge Semplificazioni”, oltre ad essere impugnato da diverse sigle sindacali per i loro iscritti andrà a creare malumore e scontento nel corpo docenti.

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di LA REDAZIONE


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