"La gioia di una madre o di un padre dovrebbe essere crescere un figlio o una figlia arricchito/a da quello stupefacente valore aggiunto che è la sua diversità: ciò che la storia dell'uomo..."
Non è semplice instaurare delle relazioni sane tra i giovani: il desiderio di omologazione appare sempre più forte, un po' come se questa modalità fosse l'unica per poter integrarsi in un gruppo, per poter essere accettati, per essere uguali a tutti gli altri senza essere isolati o derisi.
Diviene quindi sempre più difficile la vita di una adolescente che abbia semplicemente l'ambizione di essere se stesso: quella libertà che dovrebbe essere espressione di ognuno di noi non viene ben amministrata, né tanto meno insegnata.
Allora ci si chiede se esista davvero un luogo in cui gli adolescenti più sensibili, creativi, curiosi ed intelligenti, possano trovare libera espressione, dando estro alla loro personalità e a tale domanda, amaramente, dobbiamo rispondere negativamente.
"Un'alternativa purtroppo sembra prevalere: l'idea di bastarsi, di pensare che è più che sufficiente essere come si è. Una vera offesa alla vita, una mancanza di rispetto verso se stessi. Il trionfo della più desolante autarchia, ovvero la forma più misera di presunzione: non ho bisogno d'altro, possiedo già tutto il necessario per sopravvivere", così ci spiega il sociologo e psichiatra Paolo Crepet attraverso le sue significative parole.
Con il passare del tempo la spontaneità è stata completamente sepolta e le relazioni hanno perso quel loro fascino, quella loro preziosa ed ineguagliabile essenza.
I genitori spesso si ritrovano a dover comprare uno zainetto di marca al loro figlio solo perché gli amici ne hanno ricevuto uno come regalo, così da farlo sentire uguale agli altri, senza fargli patire qualsiasi discriminazione o differenziazione.
"La gioia di una madre o di un padre dovrebbe essere crescere un figlio o una figlia arricchito/a da quello stupefacente valore aggiunto che è la sua diversità: ciò che la storia dell'uomo ha creato in milioni di anni sul pianeta, ovvero l'impossibilità di replicarci identici", continua Crepet in maniera chiara e precisa.
Si pensi, ad esempio, alle scuole nelle quali è stato disposto che i bambini debbano indossare il grembiule. In primis, in tal modo, tutti i bambini dovrebbero essere uguali ma ciò non è possibile perché significherebbe solo apparire uguale ma non esserlo. Occorre quindi insegnare ai più piccoli che la diversità appartiene alla nostra creatività e visione del mondo.
Si tratta di cose difficili da far comprendere ma sicuramente importantissime per aiutare un bambino ad orientarsi in un mondo reale e non virtuale.
Ecco allora che Crepet si sofferma e pone l'accento su tale tematica, sottolineando come "una buona scuola è quella dove il bambino entra pulito e torna a casa sporco: vuol dire che ha giocato, si è divertito, si è dipinto addosso, ha usato i propri sensi, è entrato in contatto fisico ed emotivo con gli altri. In altre parole: ha iniziato a vivere".
Bisogna educare i giovani al rispetto reciproco, alla non omologazione, all'esaltazione della loro creatività, tenendo conto delle inclinazioni naturali di ciascuno senza mai trascurare il lato emotivo e riaffermando la libertà di seguire i propri sensi. È necessario rivendicare una società di persone cha abbia imparato a ragionare con la propria testa e che non sia asservita al volere altrui, essendo volubile ed incostante; occorre rivendicare quell'autonomia ed autorealizzazione che permetterà ad i giovani di oggi di costruire un futuro roseo e stabile.
di VALENTINA TROPEA