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Crepet: solo l’insegnante autorevole è capace di rispettare l’allievo attraverso la sua capacità di spiegare e mai d’imporre, trasmettendo non solo sapere ma anche la sua passione, fungendo da esempio

Aggiornamento: 10 apr

In realtà per poter essere autorevoli e al contempo rispettati occorre un particolare talento: un insegnante, infatti, deve essere valutato non soltanto per le sue capacità tecniche ma anche…

Ogni progetto educativo dovrebbe permettere di coniugare perfettamente due termini strettamente interconnessi fra loro: autorevolezza e rispetto. Nonostante tutto per molti esercitare autorevolezza ed esigere al contempo rispetto rappresenta un’impresa difficile, se non addirittura impossibile. 


L’autorevolezza è basata sul rispetto e viceversa, ed entrambi vanno costruiti attraverso le competenze, il sapere, l’esperienza. Nessuno può dirsi autorevole né può aspettarsi rispetto solo perché «sale in cattedra». Non si può dare per scontato di essere autorevoli e rispettati solo perché si occupa una certa posizione, ma occorre essere appassionati di ciò che si fa”, queste le significative parole del sociologo e psichiatra Paolo Crepet.


In realtà per poter essere autorevoli e al contempo rispettati occorre un particolare talento: un insegnante, infatti, deve essere valutato non soltanto per le sue capacità tecniche ma anche psicologiche, relazionali e perfino affettive.

“Solo chi sa e dimostra capacità può essere rispettato”, cosi ci spiega molto bene lo psichiatra.

A tal proposito ci si chiede chi valuti l’autorevolezza di un educatore: la valutazione, infatti, rappresenta un aspetto importante nel mondo della scuola perché sicuramente non si può pretendere che un ragazzo o una ragazza possano rispettare chi non è autorevole o chi non è scelto secondo meritocrazia e competenza. 


“L’autoritarismo ha prodotto grossolani errori pedagogici, all’esatto opposto dell’autorevolezza, che è una forma dolce, sapiente e convinta della personalità educante. Solo l’insegnante autorevole è capace di rispettare l’allievo, altrimenti dimostra di non saper fare il suo mestiere”, in tal modo Paolo Crepet esprime il suo pensiero in merito senza alcuna esitazione.

L’autoritarismo in ambito pedagogico è particolarmente controproducente, generando disistima nell’allievo; il bambino o adolescente, non ricevendo comprensione ma solo stizza, non riuscirà mai a sentirsi all’altezza, pensando di non valere nulla ed allora come si può pensare di trasmettere gioia e serenità se si agisce in maniera così insensibile?

Tuttavia autorevolezza e non autoritarismo non significa assenza di regole, perché altrimenti si creerebbe uno smarrimento negli allievi, una sorta di «anomia pedagogica» estremamente pericolosa nel processo educativo.


“La scuola è un luogo dell’educare (dall’etimo della parola), non dell’insegnare, proprio perché si tratta di cucire relazioni, non di assolvere a un ruolo basato su regole non declinabili e burocratiche”, così termina la sua disamina Paolo Crepet.

Ecco allora che solo l’insegnante autorevole è capace di rispettare l’allievo attraverso la sua capacità di spiegare e mai d’imporre, trasmettendo non solo sapere ma anche la sua passione, fungendo da esempio, alla luce di regole che non siano cieche imposizioni ma come stelle nel cielo in grado di indicare la strada giusta da percorrere.

Un buon insegnante, dunque, deve valutare e non giudicare i suoi allievi, trasmettendo loro la sua passione, ma anche la sua capacità di ascolto e comprensione, accrescendo la curiosità e la creatività dei suoi discepoli, senza mai perdere la propria autorevolezza.

di VALENTINA TROPEA







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