Crepet:"Raccontare favole ai bambini insegna agli adulti che i nostri piccoli hanno diritto a crescere sognando, ma anche che narrare permette di non smettere di comunicare emozioni"

Ecco allora l'importanza di ritornare a raccontare fiabe ai bambini, stupendoli con la fantasia e regalando loro emozioni sempre più grandi: raccontare una storia, infatti, è utile alla crescita...

In una società nella quale sembra non esserci più del tempo a disposizione per prendersi cura dei bambini e delle loro emozioni, per comprendere sul serio quali siano i loro bisogni e le loro più profonde fragilità, appare fondamentale sottolineare l'importanza di ritornare a comunicare emozioni, permettendo ai piccoli di crescere adeguatamente, tutelando la loro fatica di essere al mondo.

Su tale aspetto il sociologo e psichiatra Paolo Crepet pone l'accento, evidenziando come spesso si stia tendendo a cancellare l'infanzia dei più piccoli, trasformando i bimbi in piccoli adulti, accelerando troppo quando invece sarebbe necessario soltanto fermarsi un attimo ed imparare ad ascoltare, non imprigionando i giovanissimi con l'omologazione ma comprendendo che ogni bambino è unico e speciale a suo modo, senza alcuna necessità di avere bimbi tutti uguali e clonati fra loro.

Ecco allora l'importanza di ritornare a raccontare fiabe ai bambini, stupendoli con la fantasia e regalando loro emozioni sempre più grandi: raccontare una storia, infatti, è utile alla crescita psicologica di un bambino, trattandosi di una forma straordinariamente efficace di pedagogia emotiva, uno strumento per costruire e saldare un rapporto affettivo, così come ci racconta Paolo Crepet nell'ambito della sua disamina originale e mai scontata, offrendoci ottimi spunti di riflessione.

"Il raccontare - e l'affabulare che l'accompagna - significa promuovere una transizione emotiva attraverso i contenuti narrati o letti, ma anche, e soprattutto, tramite il contatto che si stabilisce tra l'affabulatore (o il lettore) e il bimbo: il primo partecipa attraverso il tono della voce, il tatto, le sospensioni, le carezze, i sospiri, i silenzi; il secondo risponde estasiato dall'immaginazione, atterrito dalla mostruosità, risucchiato da un processo di identificazione finalmente svelato", queste le parole meravigliose dello psichiatra, così straordinarie da lasciare senza fiato.

Raccontare una favola permette di trasmettere emozioni, creando un rapporto empatico tra l'adulto ed il bambino, un rapporto affettivo unico che avrà delle ripercussioni anche in futuro, proprio perché i ricordi possono anche sbiadire ma le emozioni rimarranno per sempre parte di noi stessi, acuendo la nostra fantasia, immaginazione e creatività.

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"La fiaba diventa così pedagogicamente indispensabile poiché educa l'adulto, il narratore appunto, prima ancora del bambino che l'ascolta. Quel racconto immaginario costringe colui che narra ad avvicinarsi al piccolo, pelle a pelle, gomito a gomito, fiato a fiato. In quel modo - subendo la costrizione indotta dall'affabulazione - il narratore impara, viene «educato » dalla favola stessa a sentire, ad ascoltare, a mettersi in sintonia con il mondo emotivo del bambino", così continua la sua riflessione Paolo Crepet.

Pertanto attraverso la narrazione di una fiaba il bambino non sarà mai sopraffatto dalla noia, ricercando sempre la dimensione emotiva e passionale nei progetti che costruirà e nelle decisioni che dovrà prendere.

"Raccontare favole ai bambini potrebbe insegnare agli adulti che i nostri piccoli hanno diritto a crescere sognando, ma anche che narrare permette a ciascuno di non smettere di comunicare emozioni, di non cedere al silenzio, all'afonia sensoriale, all'incomprensione e all'indifferenza", conclude in tal modo la sua riflessione lo psichiatra Paolo Crepet, evidenziando l'importanza di comunicare emozioni che riescono a sedimentarsi nel profondo della nostra anima, quelle emozioni che permangono nel tempo e che permettono di costruire rapporti affettivi, educando all'ascolto ed alla comprensione reciproca.

di VALENTINA TROPEA